Nella regione sudamericana del Pantanal hanno bruciato il doppio dell’area degli incendi della California quest’anno. Si teme che il raro ecosistema qui presente non ri riprenderà mai più.
Il Pantanal è la più grande zona umida tropicale del mondo, che ospita popolazioni indigene e un’alta concentrazione di specie rare o in via di estinzione, come giaguari e armadilli giganti. Ogni anno si verificano nella zona diversi incendi, ma quelli di quest’anno sono stati senza precedenti per estensione e durata. Secondo Renata Libonati, specialista di telerilevamento presso l’Università Federale di Rio de Janeiro, il 22% della vasta pianura alluvionale è andata in fiamme (circa 3,2 milioni di ettari).
“È apocalittico”, dice Leite studioso di rapporti tra l’umanità e la natura presso l’Università Federale di Bahia a Salvador, in Brasile. “È una tragedia di proporzioni colossali”.
Bisogna anche specificare che stiamo parlando di una vegetazione che si è evoluta per coesistere con il fuoco, infatti molte specie di flora addirittura richiedono il calore di incendi per poter germogliare. La differenza di questa stagione, come detto, è che la regione sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 47 anni e già gli incendi del 2019 furono intensi, contribuendo ulteriormente alle condizioni insolitamente secche e aggravando il rischio di incendio quest’anno.
Il governo brasiliano di Jair Bolsonaro quest’anno ha ridotto il numero di ispettori ambientali e bloccato i finanziamenti per la prevenznione degli incendi, preoccupando ulteriormente gli scienziati.
La biologa Luciana Leite, arrivata il 2 settembre scorso nel Pantanal per festeggiare il suo anniversario di matrimonio con il marito, ha aiutato colontari e vigili del fuoco nella lotta per estinguere il paesaggio in fiamme. Dopo il suo primo soggiorno di otto giorni ha deciso di tornare per continuare a dare un aiuto.
“Stiamo vedendo la nostra fauna e flora bruciare. E molta di questa fauna e flora che non abbiamo ancora avuto il tempo di studiare”, dice Leite. “Stiamo cercando di correre contro il tempo, ma il fuoco sta arrivando e sta abbattendo tutto”.
Quello che ha visto l’ha ormai convinta che le zone umide come le conosciamo cambieranno per sempre. “Se le tendenze climatiche, le tendenze di gestione del territorio e le attuali politiche anti-ambientali persistono”, afferma la biologa Leite, “il Pantanal come lo conosciamo cesserà per sempre di esistere”.
Terra che brucia e cambia, causando anche l’estinzione di diverse speci, ma che troppo spesso va taciuta o si preferisce guardare dall’altra parte e far finta di niente. Non tutti abbiamo la possibilità di aiutare in prima persona come Luciana Leite, ma almeno parlarne e rendersi consapevoli delle ferite che si stanno infliggendo al pianeta è una presa di coscienza minima e doverosa. Il silenzio ci renderebbe ignavi partecipi.
Riccardo Pallotta