Una tradizione religiosa nella quale in ogni parte del mondo, nei secoli, si sono inseriti usi e costumi di vita locale.
by Bruno Cimino
Si dà per scontato che il giorno di Natale, 25 dicembre, è legato alla nascita di Gesù di Nazareth. Sulla data o sul periodo non ci addentriamo, dopo duemila anni gli studi di ricerca sono ancora in corso, le opinioni anche.
Quello che si festeggia ovunque, o quasi, è oramai un appuntamento atteso sia sotto il profilo della festività stabilita per legge sia per quello che ne deriva in termini economici. Insomma siamo tutti legati a sentimenti che si accavallano alle tradizioni vecchie e nuove e sottoposti a martellamenti pubblicitari su come imbandire le tavole e quali regali scegliere.
L’allestimento del “presepe” (mangiatoia, capanna, recinto), tradizione di inestimabile valore che sintetizza l’ambiente in cui nacque Gesù, è di “marca” italiana. Nasce con Francesco d’Assisi ed è un riferimento che si vorrebbe sciaguratamente sradicare per aprire le porte ad altre tradizioni. Per questa festività si allestisce l’albero di Natale, la cui origine viene contesa dalla Lettonia, dall’Estonia, dalla Germania e per gli addobbi all’inventore Edward Hibberd Johnson, vicepresidente della Edison Electric.
Riassumendo alcuni tra i più importanti avvenimenti legati al giorno di Natale, quello più remoto risale al 25 dicembre 274, giorno in cui l’imperatore Aureliano, consacrando il Tempio del Sol Invictus, cioè invincibile, riconobbe come dies natalis solis invicti (“giorno natale del Sole Invitto”), principale divinità dell’Impero romano, collegato al culto di Mitra.
Secondo il calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 45 a.C., il solstizio d’inverno, che i romani chiamavano bruma, cadeva proprio in quella data.
Nel 313 d.C. venne emanato il cosiddetto editto di Milano, un provvedimento voluto dai due imperatori Costantino e Licinio, che, privilegiando il cristianesimo agli dei pagani, concedeva libertà di culto cristiano e poneva fine a una sanguinosa stagione di persecuzioni. Nel 529 Giustiniano dichiarò ufficialmente il Natale festività dell’Impero.
Papa Giulio I e, successivamente, papa Leone Magno confermarono il 25 dicembre come data di nascita di Cristo.
Circa 2000 anni dopo il Natale è la festa che più di ogni altra è celebrata.
Una veloce carrellata intorno al mondo ci porta in Australia, nel Sud Africa, alle Barbados, nelle Maldive, in Thailandia, a Capo Verde e in altri angoli della terra dove, per posizioni geografiche differenti (longitudini e latitudini), il Natale si festeggia, più o meno con 30 – 40° gradi all’ombra, al mare. Dunque un differente modo di come si intendono le tradizioni natalizie.
Ma cosa fortifica la festività che ci apprestiamo a vivere con un coinvolgimento sempre meno ricco di valori antichi e con altri interessi oramai irrinunciabili della vita sociale?
Certamente un’occasione economica che ruota intorno a chi allestisce il “Mercatino di Natale più bello” o a chi produce il miglior panettone o alle Luminarie più affascinati o al Presepe più caratteristico, ai viaggi e ai regali che negozi e centri commerciali suggeriscono per tutte le tasche.