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Il Ginkgo biloba: una questione aperta negli studi del settore

L’impiego dei principi attivi della pianta come stimolante del processo cognitivo sembra poggiare su basi scientifiche quanto mai precarie.

Il Ginkgo biloba è una pianta orientale di antichissima origine ed è attualmente uno dei rimedi erboristici più impiegati per il miglioramento dell’attenzione, della memoria e della capacità di concentrazione. L’efficacia
dei suoi principi attivi su soggetti affetti da malattie degenerative a livello neurologico come l’Alzheimer è stato oggetto di studi approfonditi, che hanno messo in evidenza come il Ginkgo biloba fornisca un aiuto, seppur di entità ridotta, al loro processo cognitivo. Riguardo, invece, alla sua efficacia su soggetti sani, il mondo scientifico non ci fornisce altrettanta chiarezza. L’estratto di Ginkgo, infatti, non è soggetto a nessuna particolare normativa per il suo utilizzo, cosa che solleva le ditte produttrici degli integratori in cui è impiegato a investire risorse per provarne la reale efficacia. Gli studiosi Paul E. Gold, Larry Cahill e Gary L. Wenk, allo stato attuale delle ricerche, dopo aver analizzato i risultati di diverse sperimentazioni attinenti gli effetti della pianta sulla mente umana, giungono per lo più alla conclusione che l’apporto di questa sostanza è minimo e, soprattutto, comporta benefici limitatissimi nel tempo. Effettisimili, se non maggiori, pare siano raggiungibili con l’assunzione di semplici sostanze zuccherate.
Quanto sopra indicato mette in evidenza come il mercato degli integratori alimentari sia, in alcuni casi, basato su veri e propri miti e mode, che sbandierano particolari principi in relazione a delle sostanze, fondandosi per lo più sull’aneddotica che su concreti risultati scientifici.

Glenda Oddi


Bibliografia:
-Paul E. Gold, Larry Cahill e Gary L. Wenk, “Ginkgo biloba: A Cognitive Enhancer?”, in Psycologiacal Science in the Public Interest”, 3, 1, pp.2-11, Maggio 2002.

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