Con l’arrivo del 2020 il calendario ci riproporrà molti appuntamenti che da anni cerchiamo di far cancellare dalle tradizioni cittadine, in Italia e nel mondo. Si tratta di riti tribali che vedono la ferocia dell’uomo contro gli indifesi animali. Sono tanti, troppi, disgustosi e davvero primitivi che non danno nulla alla civiltà dei popoli.
Le date più contestate, da depennare dal calendario degli orrori, sono il Yulin Dog Meat Festival che si svolge in Cina nella provincia di Guangxi: una mattanza che vede la crudele uccisione di migliaia di cani per essere consumati sulle tavole di questi strani esseri chiamati uomini: si svolge dal 21 al 30 giugno.
C’è poi il il Thanksgiving Day, un giorno di “Ringraziamento” che va avanti dal 1872, vanto del popolo statunitense (ogni quarto giovedì di novembre) e canadese (ogni secondo lunedì di ottobre), durante il quale si consumano grandi quantità di carne di tacchino.
L’Europa, tuttavia, da queste nefandezze non è immune. Avreste mai pensato che anche in Svizzera ci sono alcuni luoghi dove la cinofagia è quasi consuetudine? Ebbene sì. Succede nei cantoni San Gallo e Appenzello. Martina Karl, presidente del gruppo animalista Mensch-Thier-Spirit-Helvetia, sostiene che i cinofagi in Svizzera sono il 3%. La STMZ (Centrale Svizzera Animali Smarriti) denuncia che ogni anno spariscono tra i 10mila e i 20mila animali domestici e l’80% sono gatti. Su internet rimbalzano i sì è vero e i no è falso, sta di fatto che i giornali ne parlano, anche le televisioni locali e per molti residenti non ci sarebbe nulla di male.
Sul versante maltrattamenti, la lista è vergognosamente lunghissima. La Spagna sembra fare da padrona con le tradizionali feste selvagge di San Firmino dove sei tori, ogni anno, dal 6 al 14 luglio, vengono lanciati in una corsa di circa 850 metri su una strada acciottolata, insieme a persone che “sperano” di non essere incornate.
Sempre in Spagna si organizzano ancora feste per la terrificante mattanza dei cani da caccia galgos e dei podencos, che avviene solitamente tramite impiccagione o lasciati agonizzanti appesi ad un albero, dentro i pozzi, impalati dall’ano alla gola, trascinati sino alla morte da auto in corsa, ma anche legati sui binari delle ferrovie, ritenuti rei per non aver saputo cacciare come voleva il padrone.
E a seguire: a Tordesillas e in molti altri luoghi “eroici cavalieri” strappano o tagliano la testa di galli vivi appesi per le zampe; a Villanueva de la Vera, ogni anno l’ultimo giorno di Carnevale, si svolge la festa dell’asinello. Il povero animale viene cavalcato e, selvaggiamente bastonato, viene trascinato dalla folla. Quando cade viene obbligato a rialzarsi a randellate, mentre i bambini lo riempiono di botte, calci e pugni per ore finché l’animale agonizza. Poi c’è la festa del toro embolado, ossia con le corna di fuoco, che si svolge in molte province e consiste nell’avvitare alle corna del toro piccoli arnesi con palle di cotone, inzuppate di olio e catrame a cui viene dato fuoco. Mentre il povero animale, lanciato a correre, impazzisce per il catrame infuocato che gli brucia il muso e gli occhi, la folla folle lo insegue per bastonarlo a sangue. Si prosegue con la festa del toro de la Vega che consiste nel far divertire adulti e bambini armati di lance lunghe fino a 3 metri, i quali aspettano l’arrivo del toro per torturarlo e trapassarlo in tutte le direzioni. Il premio per chi taglia per primo i genitali al toro ancora vivo, sarà una lancia d’oro, offerta dal Municipio.
Ma se la Spagna se la spassa senza vergogna alcuna, l’Italia non è da meno, né altri luoghi del pianeta dove simili torture esistono anche nel nome di rituali cristiani.
È sufficiente esplorare un po’ su internet per rimanere … trasecolati, a dir poco.
E ci chiediamo, probabilmente solo noi animalisti: ma che mondo è questo che sta per vedere l’alba del 2020?
Bruno Cimino