Un gigantesco ulivo è presente nel territorio tarantino
Forse c’era già quando i colonizzatori greci, nel VIII secolo a.C., iniziarono a sbarcare sulle coste Pugliesi alla ricerca di nuove terre e spazi da occupare. Sicuramente era già ben radicato nel suolo quando, nel III secolo a.C., Annibale passò le Alpi gettando Roma nel panico. Era già un imponente albero secolare quando nel V sec. d.C. i barbari provenienti da settentrione iniziarono ad invadere la penisola dopo la caduta dell’impero romano. Il Barone, ulivo secolare pugliese, ha più di 2000 anni e risulta ancora produttivo. Ѐ sito in località Manduria, nel Salento settentrionale, presso la Masseria Fellicchie. Le sue rugosità sono memori delle carestie, invasioni, epidemie, guerre che per secoli hanno interessato questo territorio. Sono segni sul viso di chi ne ha viste tante ed è ancora vivo. Mentre tutto questo avveniva e infinite generazioni umane si sono susseguite intorno a lui nel continuo ciclo di nascite e morti quest’albero è continuato a crescere immobile, calmo, silenzioso.
La coltivazione dell’ulivo nell’area tarantina è storica, favorita dalla presenza di terreni sassosi che portavano ad optare per le colture più resistenti e ad alto rendimento come quella garantita da questa pianta. Il Barone non è solo, numerosi sono gli altri esemplari secolari di questa specie presenti nell’area. I maggiori tra essi arrivano ad avere un diametro di 10 metri misurato a 130 cm da terra e risultano ancora produttivi. Tra essi spicca proprio il Barone. L’associazione “Millenari di Puglia”, attiva nella tutela e valorizzazione di questi esemplari e del territorio regionale, lo ha inserito tra i “Giganti di Puglia” e lo ha premiato con un particolare riconoscimento.
Glenda Oddi