In Italia vivono numerose specie alloctone, ovvero non appartenenti alla fauna locale. Molte di queste sono frutto di fughe dalla cattività, in quanto detenute legalmente, e a volte illegalmente, da appassionati e allevatori. Tra di esse ce ne sono diverse di pappagalli, uno dei pet più detenuti: se la maggior parte di quelle rilevate in natura (Cacatua, Ara macao, Amazzoni e Inseparabili di varie specie) non è in grado di sopravvivere a lungo in natura, due di esse invece sono ormai abbondanti e considerate naturalizzate: il Parrocchetto dal collare e il Parrocchetto monaco. La loro presenza crea grandi problemi conservazionistici per la competizione con gli uccelli nostrani, sia per l’alimentazione che per la scelta dei luoghi di nidificazione.
Il Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) è un uccello di origine africana e asiatica ma si è ben adattato ai nostri climi. In Italia è presente in maniera sparsa dagli anni ’70, con importanti colonie riproduttive nelle grandi città: Genova, Napoli, Palermo e Roma principalmente. Nidifica in cavità arboree ed è facilmente riconoscibile per il colore verde del piumaggio con becco arancione e collarino e gola neri.
Il Parrocchetto monaco (Mylopsitta monachus) è invece originario del Sudamerica. In Italia è meno diffuso, con colonie importanti a Verona, Molfetta e Roma, ma con più individui perché è specie coloniale, vivendo in grossi nidi a cupola costruiti da diversi individui.
Di dimensioni inferiori al precedente, si riconosce per il piumaggio verde del dorso e grigio chiaro di fronte, gola e petto.
Daniele Capello