Dagli anni ’50 giunge forse la risposta all’enigma.
I cerchi delle fate sono fenomeni naturali caratteristici delle zone aride della Namibia e dell’Australia. Di essi si era già precedentemente trattato nella rivista ma in questa sede riprendiamo l’argomento in relazione alla scoperta di una teoria molto avvalorata dai ricercatori riguardo la loro origine. Ricordiamo infatti che ancora allo stato attuale queste formazioni naturali risultano un mistero: non è chiaro perché si formino e il motivo della loro regolarità. Dato che le ipotesi formulate negli ultimi decenni non sono risultate essere pienamente soddisfacenti per la comunità scientifica, si è ritornati con un nuovo studio su una teoria formulata negli anni ’50 dal matematico e biologo Alan Turing. Questa si basa sull’idea che “il disturbo crea ordine”: il mondo naturale di fronte ad un elemento disturbante che interviene in un meccanismo di azione-diffusione tra due sostanze può portare alla creazione di elementi ripetuti e regolari, come le striature delle zebre o le macchie dei leopardi. Nel dettaglio, negli ambienti desertici in cui sono presenti i cerchi delle fate l’elemento disturbante sarebbe la mancanza d’acqua. Questi si presentano dunque come una vera e propria forma di ingegneria verde della natura. Lo studio che avvalora l’applicabilità della teoria di Turing è stato compiuto da un gruppo di ricercatori in una zona dell’Australia presso la città di Newman. I cerchi delle fate permetterebbero, in relazione alla carenza d’acqua, di creare una condizioni di equilibrio tra la vegetazione e l’ambiente ostile, generando delle aree verdi che tendono a trattenere l’umidità.
Glenda Oddi
immagine: ilPost