La malattia risulta poco conosciuta tra le nuove generazioni, il Ministero della Salute esprime la sua preoccupazione e annuncia nuovi importanti campagne di informazione
Si è iniziato a parlare di HIV nel 1981, ma il virus era già in circolazione da molto tempo, almeno dal 1959, quando venne prelevato un campione di sangue ad un uomo della Repubblica Democratica del Congo risultato positivo ai test in un secondo momento. Per numerosi anni, infatti, la malattia è stata scambiata per altre patologie, non permettendo di riconoscerla come un nuovo e pericolosissimo virus, cosa che ha permesso la sua diffusione con rapidità in tutto il mondo. Quando si prese coscienza del pericolo le campagne di sensibilizzazione furono intense e tantissimi furono i decessi attribuiti ad essa, soprattutto tra i giovanissimi, cosa che portò ad un suo alto livello di conoscenza globale. Negli ultimi decenni la paura dell’HIV si è progressivamente spenta e con essa anche l’informazione, tanto che oggi le nuove generazioni sembrano non avere sufficienti conoscenze a riguardo. Per questo motivo il Ministero della Salute mette in conto di promuovere delle campagne di informazione e sensibilizzazione, accompagnate dalla possibilità di far eseguire il test per verificare la sieropositività anche a scuola e senza la necessità del consenso dei genitori. Con preoccupazione crescente si guardano dunque i casi di infezione non noti che, per ovvie ragioni, sono la principale causa di diffusione del virus nel mondo. Una prima diagnosi può avvenire utilizzando dei semplici test disponibili in farmacia con analisi della saliva o di una goccia di sangue ma non garantiscono piena affidabilità, per cui un eventuale risultato positivo deve essere verificato attraverso un esame specifico che prevede prelievo ematico. L’Istituto Superiore di Sanità ha mappato i centri abilitati per effettuare l’esame ed ha creato un sito web apposito per trovare con rapidità la struttura più vicina e favorire la conoscenza del virus . Intanto il sogno di un vaccino continua ad essere coltivato dai ricercatori di tutto il mondo.
Glenda Oddi