Image default
In evidenza Natura&Animali

Funziona il progetto per salvare la Grande barriera corallina

I coralli sono invertebrati acquatici che fanno parte della Classe degli Antozoi, nel phylum dei Cnidari. Sono animali che vivono in mare e molte specie sono coloniali: formano grandi strutture che sono note come barriere coralline, che si trovano per lo più nella fascia tropicale del pianeta.
I coralli sono polipi (da non confondersi con i polpi, che invece sono i cefalopodi con 8 tentacoli che vengono usati in cucina) che vivono spesso in colonie: fissando il carbonato di calcio formano queste strutture dallo scheletro calcareo che si accrescono negli anni sfruttando la luce solare e diventando anche isole e atolli, ospitando migliaia di specie animali, dai pesci agli invertebrati.
Queste meravigliose biocostruzioni, che possono raggiungere la lunghezza di diversi chilometri, sono scomparse in molte zone principalmente per il riscaldamento delle acque che causa la morte dei coralli e quindi dell’intera struttura. Inoltre sono spesso prelevati illegalmente per essere venduti ai turisti, danneggiati dalla pesca a strascico e dall’inquinamento.
Ma recentemente sembra esserci una speranza: i ricercatori della Southern Cross University del Queensland in Australia, è riuscita a sviluppare una tecnica di recupero sperimentata dal 2016 sulla locale Grande Barriera Corallina che sembra funzionare molto bene. Si tratta di raccogliere sperma e ovuli prodotti dai coralli, per poi allevare le giovani larve in un’area attrezzata e liberarle, una volta sviluppate, nelle aree della barriera che sono ormai morte; le larve così si attaccano al substrato e si trasformano in polipi, riportando in vita le aree danneggiate. La Grande barriera corallina australe è lunga più di 2300 Km. ma solo nel 2016 sono morti il 20% dei coralli. Questa tecnica potrebbe sicuramente ricostruire buona parte della struttura, ma è importante fermare il riscaldamento globale per evitare l’innalzamento della temperature marina e la futura morte di tutti i coralli.

Per approfondire

Daniele Capello

Altri articoli