REALITY AI TEMPI DELL’IMPERO ROMANO
Gli scavi di San Pietro degli Schiavoni permettono di sbirciare nella vita dei romani, grazie ai preziosissimi resti visitabili. Con un biglietto gratuito si potrà accedere all’area tra mosaici, impianti di riscaldamento curiosissimi per la terma, domus e locande.
Il nome dell’area archeologica deriva dalla presenza, a partire dalla metà del Quattrocento, di una comunità di schiavoni, ossia popolazioni provenienti dai Balcani, prevalentemente Greci e Albanesi che popolarono il rione sin dal ‘500, con al centro la chiesa di San Pietro di cui non si conserva traccia materiale. L’area archeologica comprendente un quartiere della città romana al cui centro è un cardine, ossia uno degli assi viari nord-sud, ai lati del quale sono ben individuabili resti di domus con pavimenti a mosaico.
Sui reperti si sviluppa il teatro comunale “Giuseppe Verdi”.
Gli scavi archeologici di San Pietro degli Schiavoni sono una testimonianza molto importante per la loro estensione, e, soprattutto, perchè ci aiutano a comprendere il reticolo viario della città nella prima età imperiale romana.
L’area di scavo è attraversata in senso nord-sud da una strada basolata, con crepidini (marciapiedi) rilevate. Su entrambi i lati del setto viario si distinguono i resti di strutture abitative. Si tratta di un cardine dell’impianto urbanistico di Brindisi in età romana
Nel 1964, quando si diede avvio ai lavori per la costruzione del nuovo palazzo di giustizia, in conseguenza dell’abbattimento di alcune abitazioni, affiorarono i primi resti archeologici, mettendo in luce un’area archeologica di circa 4800 metri quadri.
L’area veniva attraversata da nord a sud, per circa 100 metri, da una strada basolata, larga m. 4,50, identificabile con un cardine dell’impianto urbanistico della colonia latina di Brundisium. Ai suoi lati “si aprivano ambienti di strutture abitative, pavimentati in opus signinum (cocciopesto), a mosaico e in opus spicatum (mattonelle poste a spina di pesce).”
In seguito alla costruzione del Nuovo Teatro Verdi, sospeso sugli scavi dell’intera area archeologica, numerose furono le perdite rispetto ai ritrovamenti originari e la stessa strada basolata si ridusse a soli 60 metri. “Lo scavo fu condotto non seguendo i rigorosi criteri scientifici che già in quegli anni contraddistinguevano le indagini archeologiche: pertanto, non furono registrate le stratigrafie e furono del tutto ignorati i livelli di età medievale, superiori alle strutture di età romana.”
Nella piazza persiste un arco ad ogiva appartenuto presumibilmente all’antica chiesa di S. Pietro degli Schiavoni da cui il quartiere prendeva il nome
“Lo scavo archeologico fu limitato ad una fascia lunga circa m. 50 e larga in media m. 10, estesa in senso nord-sud, corrispondente all’area destinata alla realizzazione della viabilità pedonale e riservata ai mezzi di soccorso.
Non resta che recarsi a visitare questi scavi magici, tra mosaici, terme con impianti di riscaldamento ben visibili, domus e locande. Tutto rigorosamente romano.