Sono migliaia le richieste di aiuto da parte di familiari che hanno qualcuno in casa che “sente le voci” e sono in forte aumento, afferma la più impegnata organizzazione italiana che si occupa di questo fenomeno, ossia l’Associazione Nazionale “Sentire le Voci”. Ma l’SOS lo lancia anche il diretto interessato, non appena si rende conto che in lui “c’è qualcosa che non va”.
Di che si tratta esattamente lo diciamo subito: non è una malattia, bensì un disagio psicologico, le cui cause sono da ricercare in un trauma, dal quale si può guarire, se si interviene adeguatamente. Se però viene a mancare una seria e dovuta attenzione, si rischia la cronicità e dunque, la dipendenza dai medicinali.
Questo disagio colpisce indistintamente giovani e anziani, donne e uomini, senza alcun preavviso. È un malessere che si annida in qualche parte recondita del nostro cervello o dell’inconscio.
Si possono anche definire “voci della paura” o “psicopatologiche”, quando queste prendono campo per problemi generati nelle famiglie, nei luoghi di lavoro (mobbing, bullismo); perché i soggetti sono mentalmente fragili; a causa di fallimenti esistenziali; di problemi economici; in seguito a violenza sessuale o perché si è perseguitati da omofobi.
Una volta identificate le tipologie di voci ed interpretate nei contenuti, se buoni o cattivi, che si manifestano, imponendo al soggetto disagi, approvazioni, induzioni o colpe, costui poi è affidato allo psicologo, psichiatra, psicoterapeuta o assistente sociale: professionisti già formati e pertanto, abilitati ad affrontare tale fenomenologia. In Italia, grazie all’Associazione Nazionale “Sentire le Voci”, ne esistono già settemila che operano con ottimi risultati.
Per lenire e risolvere un dramma di così vasta portata sociale, diventa determinante il ruolo dell’Associazione che svolge attività di prestazioni socio sanitarie, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 febbraio 2001 (G.U. n.129 del 6 giugno 2001 e successive modificazioni).
“Sentire le Voci” è stata fondata dalla studiosa Cristina Contini, tra le più competenti a livello internazionale, che collabora con ospedali, università, enti, ma anche con singole realtà che si occupano di salute mentale.
In Italia ogni Regione denuncia le proprie criticità le cui cause, oltre a quelle già elencate, risiedono nel disastro economico causato dalla pandemia ancora in atto, che ha creato seri problemi sia ai datori di lavoro sia ai lavoratori.
Laddove l’economia è stata maggiormente colpita, rileva l’associazione, la fenomenologia delle voci, negli ultimi due anni, ha visto aumentare le richieste di aiuto di oltre trecento unità al mese, ed è la città di Roma che denuncia la percentuale più alta tra i disagiati.
Attualmente, il lavoro è in grande evoluzione. I prossimi impegni saranno volti a migliorare la stessa organizzazione; a varare nuove iniziative, dirette a coinvolgere maggiormente le istituzioni; ad aumentare le formazioni; a creare contatti tra i professionisti, le famiglie e il portatore del disagio; non ultimo, alla creazione di un apposito sito internet di riferimento; nonché alla realizzazione di una radio web, dove tutti gli interessati potranno parlare liberamente di questa fenomenologia.
Il primo progetto ad essere varato, basato sulla necessità di sensibilizzare la comunità sociale, sarà quello che impegnerà per tre anni l’Associazione Nazionale “Sentire le Voci” ad operare con il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, per esporre il fenomeno “udire le voci” alla Comunità e gestire lo stesso, in ottica di promozione della Salute e coesione sociale, fornendo servizi utili.
Questa collaborazione consentirà di condividere le valutazioni raccolte di volta in volta, mettendo insieme da una parte competenze, professionalità e rigore scientifico e dall’altra la rete dei contatti, la conoscenza del territorio, delle problematiche, dei punti di forza, nonché i servizi messi a disposizione dall’associazione.
Intervenire presto e meglio è prioritario sotto ogni punto di vista. Su cento giovani diagnosticati schizofrenici, l’83% sente le voci e i suicidi sono spesso dietro l’angolo.
Bruno Cimino