Molti considerano Eleonora Duse l’attrice più brava di tutti i tempi. La storia con D’Annunzio
Eleonora Duse è stata una delle più grandi attrici a livello mondiale, qualcuno ritiene che sia stata la più brava di tutti i tempi tra le italiane. La sua capacità fu quella di rompere gli schemi del teatro ottocentesco, dando vita ad un teatro moderno in cui istinto ed introspezione, improvvisazione e psicologia nella recitazione, diventarono medodi e tecniche indispensabili per dare più carattere alle interpretazioni.
All’età di 24 anni, con già due decenni di carriera alle (e sulle) spalle, incontra Gabriele D’Annunzio, lui rimane incantato dalla bellezza e dal carisma dell’attrice lombarda e le propone, diremmo oggi, un flirt, che lei respingerà con sdegno.
Una decina di anni dopo il Vate scrive una dedica sulla sua raccolta di poesie “Elegie romane”, dedica rivolta alla Duse, definendola “La Divina”; quest’ultima si sente solleticata nella propria vanità, prova il desiderio di conoscere D’Annunzio, nascerà un legame agitato e passionale, fatto di complicità ma anche di turbolenze. Una storia che caratterizzò, nel bene e nel male, la vita di entrambi, cambiando addirittura la cultura dell’Italia, a partire dai primi del ‘900.
Eleonora Duse (che aveva anche i nomi Amalia e Giulia) nasce a Vigevano il 3 ottobre 1858, da genitori attori di una compagnia povera e nomade. Il padre, Alessandro Vincenzo Duse, e la madre, Angelica Cappelletto, recitavano quasi per sola passione, senza badare agli incassi, per questo la fanciullezza di Eleonora fu avara di giorni felici.
Colei che diventerà “La Divina”, debutta su un palco a soli quattro anni, nel ruolo di Cosetta ne “I miserabili”. Nel romanzo “Il fuoco”, Gabriele D’Annunzio, nel pieno dell’amore verso l’attrice, avrebbe voluto rievocare i primi anni di vita artistica dell’amata attraverso il personaggio di Foscarina: “avevo appena quattordici anni quando recitai in una vecchia tragedia romantica intitolata “Rime di Madonna Gaspara Stampa”, in un piccolo teatro di campagna, una specie di baracca; fu un anno prima che morisse mia madre, non so quale istinto di dolore mi condusse a trovare gli accenti e i gridi che dovevano scuotere quella folla miserabile, da cui aspettavamo il pane quotidiano”.
A vent’anni la Duse guida una compagnia al fianco di Giacinta Pezzana, mentre a ventuno è la prima attrice nella compagnia Semistabile di Torino.
La straordinaria bravura di questa artista fu quella di prendere i drammi di Alexandre Dumas (figlio), di William Shakesperare, piuttosto che di Victorien Sardow e di smontarli, ricostruendoli con un progetto artistico del tutto personale, indossato su misura per lei.
Amica di Sibilla Aleramo e di Isadora Ducan, prima di conoscere Gabriele D’Annunzio incontra e sposa Tebaldo “Checchi” Marchetti, un attore da cui ebbe la figlia Enrichetta. Quest’ultima ebbe un rapporto discontinuo con la madre; la Divina quando capì di provare una passione irrefrenabile per il Vate, di fronte alla ostilità di Enrichetta si sfogò dicendole: “io ho due braccia per vivere, tu e D’Annunzio, posso morire, ma non rimanere mutilata”.
Enrichetta non aveva perdonato al poeta di Pescara di avere trasferito i suoi tumultuosi amori con la madre nel romanzo “Il fuoco”.
Gli ultimi anni della propria vita la Duse volle goderseli ad Asolo, in provincia di Treviso: “capitò ad Asolo per caso, ospite di amici (…) il paese le piacque subito e se ne innamorò. Prendeva due stanze, la 1 e la 2, in un albergo del paese e si sistemava assieme alla dama di compagnia, Desirèe Von Wertheismstein”, scriveva nel 1971 il giornalista Giuseppe Greco per un periodico nazionale.
Come la giovinezza, la sua non fu una vecchiaia tranquilla, fino a poco prima di morire lavorava ancora: si spense il 21 aprile 1924.
I motivi della morte furono legati ad una polmonite, mentre si trovava a Pittsburg, infatti il luogo del decesso è proprio nella città americana. La salma se la contendettero Vigevano (città d’origine) e Chioggia (città dei genitori), ma il commediografo milanese Marco Praga, sapeva che Eleonora voleva farsi seppellire ad Asolo, con il volto rivolto verso il Monte Grappa. Ed è lì che giace.