Progetti europei e rapporti con gli Enti locali rappresentano il nuovo corso economico dell’agricoltura. L’agronomo si spoglia delle sue capacità di tecnico di campo trasformandosi in un progettista, per far cogliere alle aziende le opportunità proposte dalle politiche del momento.
L’agronomo del XXI secolo è un agricoach. È convinto delle nuove sfide economiche ma si muove lentamente tra burocrazia, progetti europei e rapporti con gli Enti locali; costruisce, a piccoli passi, quello che potremmo definire il nuovo corso economico dell’agricoltura. L’agronomo del ventunesimo secolo si è spogliato delle sue capacità di tecnico di campo trasformandosi in un progettista, per far cogliere alle aziende le opportunità proposte dalle politiche del momento. Crisi delle idee, crisi economiche, polifunzionalità pretesa dall’agricoltura, nuovi imprenditori agricoli; l’agronomo è costretto a studiare precise strategie economiche e significative innovazioni nell’agricoltura. «È lui a consigliare l’inserimento dell’attività – commenta Angela Canale, agronomo e capo panel dell’Assopol dell’Umbria – in un nuovo contesto finalizzato alla ricerca dell’obiettivo, facendo sentire l’imprenditore come un vero protagonista a cui bisogna suggerire consigli, conferire entusiasmo e proporre obiettivi. Questo nuovo approccio deve guardare all’ambiente in cui opera, valorizzando lo spazio aziendale. L’agronomo deve riuscire a costruire una nuova identità attraverso le opportunità offerte dal territorio, in grado di rappresentare attrazione verso il consumatore inserito nel settore turistico. Si conferma una guida scientifica, razionale e capace, che porterà l’agricoltura a nutrire il mondo, guardando sempre alla qualità e all’identità dei prodotti, al rispetto dell’ambiente, al presidio del territorio, mediante le nuove opportunità di lavoro. Non da ultimo strizzerà l’occhio alla semplificazione delle tecniche colturali per rendere l’agricoltura meno invasiva e più in equilibrio con la biosfera, raggiungendo quel contenimento dei costi inteso anche come risparmio energetico».
Il ruolo economico dell’agricoltura
C’è una sfida per rilanciare il settore economico rispettando le esigenze delle nuove opportunità. Il confronto con il mondo accademico è fondamentale per inseguire gli sviluppi scientifici ed essere costantemente aggiornato sui risultati degli studi realizzati nel settore. Cambia radicalmente l’approccio alla terra perché diventa più consapevole e maggiormente finalizzato a ottenere precisi obiettivi. L’agronomo del XX secolo non basava la sua azione su questa costante ricerca perché lasciava alla natura il compito supremo di gestire e governare determinati processi naturali. Nel XXI secolo c’è quella percezione, alla base di una nuova esigenza, di intercettare risorse economiche adeguate alla richiesta del mercato. Non manca certamente la buona potenzialità economica per l’agricoltura italiana da sfruttare opportunamente: aumentare quella competitività e quella produzione da valorizzare e da promuovere nel XXI secolo. Per l’Italia è una chance da perseguire, senza dimenticare il contesto europeo dove il belpaese registra un sicuro primato nel settore economico dell’agricoltura. È utile sottolineare come gli agronomi abbiano dimostrato in molti settori di aver superato gli schemi proposti, diventando il punto di osservazione di questo mondo della ricerca che fatica, a volte, a guardare al futuro: diventano censori oppure propositori raggiungendo buoni e interessanti risultati. L’agronomo del XXI secolo è chiamato a guidare l’azienda verso una comunicazione consapevole del prodotto ottenuto mediante le immagini, la conoscenza del valore nutraceutico contenuto nei prodotti provenienti da una sana agricoltura, valorizzando l’aspetto organolettico sempre più apprezzato quale elemento di qualità.
Francesco Fravolini