Una ricerca svolta dall’osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, rivela come il gap tra le aziende innovative e quelle meno strutturate sia legato soprattutto alla gestione dei dati: “Nel solo 2020, il mercato degli Analytics ha raggiunto in Italia un valore complessivo di 1.815 miliardi di euro, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente”.
L’emergenza sanitaria del Covid 19 ha evidenziato alcune delle problematiche più comuni delle imprese italiane, chiamate ad affrontare un periodo storico, economico e sociale tra i più critici della storia.
Una ricerca, svolta dall’osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, rivela come il gap tra le aziende innovative e quelle meno strutturate sia legato soprattutto alla gestione dei dati: “Nel solo 2020, il mercato degli Analytics ha raggiunto in Italia un valore complessivo di 1.815 miliardi di euro, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente”.
Come emerso dal report, le aziende con un approccio analitico e di valore ai dati sono state anche quelle che meglio hanno retto il peso dei lockdown, riuscendo a indirizzare il proprio business in modo più consapevole e orientato alle nuove opportunità. Se i dati sono elementi fondamentali in tutti gli aspetti di una corretta gestione d’impresa, sono ancora poche – rispetto alla media europea e mondiale – le aziende italiane in grado di incorporarli con efficacia nelle proprie dinamiche.
Con Antonio Panìco, business coach, esperto di leadership e organizzazione aziendale, vogliamo approfondire il cambiamento economico e sociale, per comprendere le diverse situazioni che si stanno profilando per le imprese.
La pandemia quali nuovi scenari economici ha messo in evidenza?
“Credo sia opportuno parlare di un’accelerazione importante di una tendenza già esistente, quella della digitalizzazione. La pandemia ha messo in evidenza come una qualsiasi attività imprenditoriale o professionale oggi non possa più prescindere dall’esigenza di digitalizzarsi; che sia per vendere prodotti o servizi, consegnarli, ma anche per comunicare il suo valore. Un avvocato, ad esempio, ora offre le sue consulenze tranquillamente via zoom, non per forza in studio, con implicazioni economiche importanti. La digitalizzazione, quindi, porta a far concorrenza a diversi ambiti un tempo fondamentali nel mondo del business. Pensiamo al settore dei mezzi di trasporto: le persone sono più vicine grazie alla tecnologia, ma fisicamente sempre più distanti, perché il servizio de visu non è più prioritario. Trenitalia per questa ragione ha ridotto il numero di treni, perché le persone viaggiano meno, soprattutto per lavoro. Questa tendenza sta portando molte realtà imprenditoriali a ridisegnare le proprie strategie aziendali, ma ha indubbiamente anche un risvolto positivo per l’ambiente”.
Quanto incide la strategia di un’impresa?
“La strategia d’impresa è quel percorso che decidi di attuare per raggiungere gli obiettivi prefissati. Dire che sia fondamentale è riduttivo, è il tutto che muove un’azienda. Si basa sull’analisi dello scenario, sugli analytics, su un’attenta conoscenza dei competitor, ma anche e soprattutto delle richieste del mercato, per sfruttare opportunità, evitare minacce e superare ostacoli. Troppe scelte vengono ancora oggi compiute dalle aziende senza dar retta ai numeri. Basti pensare a quanti investimenti vengono fatti su prodotti o linee di prodotto poco redditizi a causa del volume di mercato potenziale troppo basso. Scelte insensate, ovvero non basate sui dati, portano a seri problemi di gestione economica, mentre prendere decisioni sulla base dei numeri aiuta a comprendere dove è giusto focalizzare investimenti a livello di tempo, denaro ed energie al fine di massimizzare i risultati aziendali. Un aspetto particolarmente importante, questo, soprattutto per Newco e Startup. In Italia ne esistono decine di migliaia, e molte di queste hanno un buon valore tecnologico e innovativo che nel tempo sarà destinato ad acquisire sempre più importanza. Qui i dati diventano ancora più centrali, proprio perché oltre al business plan destinato ai finanziatori occorre un piano industriale che aiuti a comprendere, prima dell’avvio dell’impresa, se ci sono margini per fare bene sul mercato. Attraverso analisi di scenario e di mercato, trend, survey sui potenziali clienti, test di prodotto e ricerche sui bisogni non ancora coperti; si può verificare se effettivamente le ipotesi di partenza possono essere confutate dai dati e quindi migliorate con benefici potenzialmente enormi”.
Come assecondare e intercettare il cambiamento senza perdere quote di mercato?
“La verità è l’esatto contrario: se non si intercettano e cavalcano i cambiamenti diventa inevitabile perdere quote di mercato, spesso anche molto significative. Un esempio universale è la storia di Nokia, da leader nella produzione di telefoni a cavallo tra la fine degli anni ’90 e primi anni 2000, non ha assecondato il cambiamento e ha perso quote importanti, spianando la strada alla concorrenza. Stesso discorso per la catena di video a noleggio di Blockbuster. Come fare per prevedere i nuovi trend del mercato? Un’attenta analisi dello scenario, studio degli analytics, delle tendenze e delle esigenze inascoltate dei consumatori, offrendo un servizio/prodotto che risponda alle loro specifiche necessità. Un secolo fa Henry Ford dichiarava: «Date agli americani un’auto di qualsiasi colore vogliano, purché sia nera»; questo era possibile perché operava in un mercato nuovo, di cui il brand era leader nella produzione su larga scala. Oggi il mercato è maturo, in qualsiasi area e settore; imprenditori e imprese non possono dettare le regole, devono adattarsi alle richieste che il mercato impone, in modo quasi dittatoriale”.
Francesco Fravolini