La storia dello sport è costellata di record incredibili e campioni plurivittoriosi, ma in certe occasioni è una sconfitta che consegna un atleta alla leggenda. E’ il caso di Dorando Pietri (1885-1942), fondista italiano degli inizi del XX secolo: la sua vicenda, nella Maratona olimpica di Londra 1908 è passata alla storia per la drammaticità e l’epilogo sfortunato che ha avuto. Il 24 luglio 1908 si disputa la gara di Maratona maschile della IV Olimpiade moderna, che si svolgono nella capitale britannica. Dorando si presenta con la miglior prestazione italiana di sempre sui 40 km, ottenuta pochi giorni prima, il 7 luglio, a Carpi. Nella gara olimpica, corsa per la prima volta sulla lunghezza divenuta poi standard di 42,195 Km, il nostro atleta parte senza eccedere, rimontando diverse posizioni quando i primi entrano in crisi e sorpassando il sudafricano Hefferon, leader della corsa, al 39° Km.
La giornata calda e lo sforzo profuso giocano però un brutto scherzo al nostro maratoneta: a 2 Km dal traguardo Dorando va in crisi e, all’ingresso dallo stadio, prima sbaglia strada e poi cade a terra. I giudici di gara lo aiutano a rialzarsi, ma gli ultimi 200 metri li percorre barcollando e cadendo altre quattro volte, mentre giudici e medici tentano in ogni modo di assisterlo; gli spettatori seguono con il fiato sospeso la drammatica scena. Taglia il traguardo sorretto da un giudice e un medico, ma lo sforzo risulterà inutile: dopo un reclamo della squadra statunitense viene squalificato per l’aiuto ricevuto. Una vittoria sfumata, ma una storia che farà il giro del mondo e resterà scolpita per sempre nella leggenda dell’atletica leggera mondiale.
Daniele Capello