È un volume che vuole favorire una riflessione sul carico di lavoro delle donne. L’autrice offre chiavi di lettura per guardare a sé con la consapevolezza necessaria: «Mi auguro che la donna del futuro sviluppi una sempre maggiore autonomia economica ed emotiva e una maggiore autostima in qualità di essere umano»
Le donne sono impegnate nella società con un carico di lavoro doppio rispetto all’uomo perché ricade su loro la famiglia, la responsabilità dei figli, la gestione domestica. Questa responsabilità viene raramente condivisa dall’uomo aumentando di fatto la fatica quotidiana della donna. È un aspetto del libro Multitasking? No grazie. Da scontata tuttofare a felice imperfetta, scritto da Chiara Cecutti, Hoepli Editore. L’autrice vuole sottolineare questa particolarità che contraddistingue la donna nella società del XXI secolo. Chiara Cecutti intende offrire chiavi di lettura per guardare a sé con la consapevolezza necessaria, al fine di allentare un po’ i carichi di lavoro e suggerisce una serie di accorgimenti per recuperare energie, gestire al meglio il proprio tempo, stabilire delle priorità che contemplino anche spazi per sé, riuscire a dire qualche no, delegare di più, e soprattutto celebrare e valorizzare la capacità di essere imperfette come miglioramento della vita di coppia. Con Chiara Cecutti vogliamo approfondire questo argomento cercando di focalizzare la riflessione sul nuovo ruolo della donna nel XXI secolo.
Come stabilire la parità di genere in maniera adeguata?
«Abolendo la parola genere abbinata a parità. C’è un presupposto fondamentale che sulla carta può apparire scontato ma che nella realtà purtroppo non è, di cui troppo spesso ci dimentichiamo: ogni essere umano ha gli stessi diritti e gli stessi doveri perciò sia in termini sociali, sia familiari e professionali dovremmo ragionare non per genere bensì per individuo. Naturalmente nel rispetto delle differenze soggettive: non tutte le donne possono sollevare agevolmente 100 kg come d’altra parte non tutti gli uomini lo possono fare. Perciò in qualsiasi contesto la ripartizione dei compiti e delle opportunità risulti sbilanciata va rilevato che c’è qualcosa che non va, che si tratti di soli uomini, donne oppure un mix di uomini e donne».
Molti uomini collaborano attivamente alla gestione della famiglia. C’è il rischio di generalizzare?
«Non potendo parlare di singoli casi la generalizzazione è inevitabile, tuttavia non ho ancora trovato uno studio, una ricerca o una statistica che riporti, a parità di ore di lavoro fuori casa, un dato medio di omogeneità tra la quantità di incombenze familiari di cui si occupano le donne rispetto agli uomini. Questo non vuol dire che non ci siano delle eccezioni ma più spesso l’aiuto che l’uomo offre sembra si limiti a portare fuori la spazzatura e, nei casi più fortunati, a passare l’aspirapolvere. Ma di tutto ciò attribuisco la responsabilità a noi donne: raramente deleghiamo o chiediamo aiuto, e ancor meno accettiamo che la qualità di esecuzione dei lavori domestici sia meno che perfetta. Difficile quindi che l’uomo cerchi di imporre il proprio aiuto. Ci tengo comunque a dire che nel mio libro parlo di temi importanti ma con tono leggero e ironico e senza giudicare o attribuire colpe a nessuno. La mia sfida è proporre una riflessione seria ma senza prenderci troppo sul serio. Penso che saper sorridere un po’ di noi stesse e delle gabbie che spesso ci costruiamo da sole sia vitale per poterne uscire».
Che donna immagina nel XXI secolo?
«Mi auguro che la donna del futuro sviluppi una sempre maggior autonomia economica ed emotiva e una maggior autostima in qualità di essere umano che ha sì dei doveri ma certamente non quello di sobbarcarsi integralmente, o quasi integralmente, le incombenze domestiche e familiari oltre a quelle professionali, tanto meno per dimostrare di essere all’altezza. La donna del futuro spero perciò possa essere una donna che lavora (sia, come dicevo, per essere autonoma sia per diversi altri motivi) e che possa anche avere famiglia e figli, se li desidera, sapendo di poter contare su una sana suddivisione dei compiti con il proprio compagno. Il tutto senza la necessità di rivendicazioni o di toni accesi ma semplicemente come soluzione evolutiva naturale che necessita tuttavia di partire da una rivalutazione di sé e dei propri comportamenti. Mi piace perciò immaginare una donna assertiva ma non per questo dura. Capace, come ha ormai ampiamente dato prova di sapere essere, ma non bisognosa di dimostrarsi Wonder Woman. Certo, senza nemmeno accettare il ruolo di Cenerentola per disistima».
Francesco Fravolini