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Dalla parte delle vittime sempre. Anche, e finalmente, in Parlamento

Grande e importante vittoria per le Vittime alla Camera dei Deputati, dove ieri è stato votato e approvato il disegno di legge di modifica del rito abbreviato, per vietare sconti di pena ai reati puniti con l’ergastolo.

Ora la palla passa al Senato, ove auspichiamo il passaggio e l’approvazione entro fine anno. Una riforma importantissima, che si pone quale misura assolutamente necessaria stante la connotazione stratificata che compone l’attuale ambito processuale penale italiano: una serie di procedure e situazioni legislative “di favore”, che garantiscono al condannato sconti di pena e liberazioni anticipate per il solo fatto di avere commesso un delitto ed essere stato condannato. Parafrasando un famoso romanzo, in perfetto stile “Delitto e premio”. Basti pensare alla legge n. 663 del 10 Ottobre 1986 (più conosciuta come legge Gozzini), che prevede, tra le altre misure in favore del reo, tre mesi di riduzione di pena per ogni anno di condanna, applicata sì, sulla carta, in presenza di certi presupposti, ma nei fatti beneficiata dalla quasi totalità dei detenuti.

Il rito abbreviato è un giudizio alternativo che se chiesto dall’imputato deve essere concesso  e comporta lo sconto di pena di un terzo (nella generalità dei casi).

Una cosiddetta misura deflattiva, introdotta per ridurre i carichi pendenti dei Tribunali, e finita con l’essere sfruttata e, a nostro avviso, abusata per i crimini più orrendi contro la persona: lo stupro, la pedofilia, l’omicidio.

E’ usuale infatti il ricorso a questo rito soprattutto nei casi di evidente, se non conclamata, colpevolezza dell’imputato, perché in questo modo, unitamente a una offerta risarcitoria, piuttosto che a una lettera ben scritta in cui manifesta resipiscenza per il delitto commesso, il reo ha ottime possibilità di vedersi ridotta considerevolmente la pena. Il tutto senza considerare che il ricorso a questo rito non nega la possibilità di ricorrere in appello, ottenendo spesso ulteriori riduzioni di condanna. Per questo, il sentimento comune, avvalorato dai dati di fatto, quasi unanimemente grida all’ingiustizia di questo rito, soprattutto laddove sia applicato per crimini efferatissimi puniti con l’ergastolo: stupro seguito da omicidio, omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà, abusi su minore seguito da omicidio.

Non sono i poteri forti, non sono intellettuali avulsi dalla realtà quotidiana, sono loro, le vittime, che chiedono di vietare sconti di pena per i delitti più gravi.

E l’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, che mi onoro di presiedere, unica associazione a tutela delle Vittime udita in Commissione Giustizia alla Camera, è immensamente grato all’ Onorevole Nicola Molteni, primo firmatario di questo progetto di legge, per avere accolto e ascoltato il grido di dolore di persone lasciate sole in un ergastolo che probabilmente è peggio della più stretta, fredda, angusta cella, e per avere strenuamente combattuto assieme ai parlamentari che lo hanno sostenuto, fino alla sua approvazione, ieri, alla camera dei Deputati.

Qualcuno sostiene che siano i familiari di persone così barbaramente uccise a non volere la riforma di questo rito, perché un abbreviato consente un risarcimento danni più celere e soprattutto elimina il fardello di un processo penale lungo e oneroso che ricorda loro, ogni giorno, la disgrazia subita. Nulla di più falso!!! Il dolore lacerante che prova una madre che ha perso una figlia per mano di chi avrebbe dovuto amarla non svanisce con la Sentenza di condanna del suo carnefice, ma logora anima e corpo per tutto il resto della sua vita. Chi si trincera dietro queste giustificazioni per lasciare tutto così com’è non ha mai parlato con chi ha subìto simili lutti, simili efferatezze, dalle quali è spesso impossibile riprendersi.

Peraltro, anche qualora si volesse ricorrere alla motivazione del risarcimento che con il rito abbreviato potrebbe essere più veloce, pure questa motivazione si può sconfessare in un battito di ciglia, perché nella grande maggioranza dei processi decisi con questo rito il condannato è nulla tenente, e non risarcisce nulla o quanto meno se non in minima parte il danno economico riconosciuto in via provvisionale.

Le Vittime vogliono non vendetta ma Giustizia. E questo sistema reo centrico, del tutto concentrato a concedere benefici a pioggia spesso senza verificare se veramente sussistono presupposti soggettivi di meritevolezza, ha reso il carnefice protagonista non solo delle cronache giudiziarie bensì pure di quella mediatica. Chi si ricorda il nome della vittima di Amanda Knox, chi si ricorda il nome della vittima di Salvatore Parolisi, chi si ricorda il nome delle Vittime di Rosa e Olindo?

Essere dalla parte delle vittime sempre, non significa vendicarsi dei carnefici. Significa restituire Giustizia alle Vittime, a chi le ha amate in vita, e si ritrova a piangerle in una disperazione inconsolabile, resa tale anche dal fatto di assistere a condanne evidentemente sproporzionate per difetto rispetto alla gravità del crimine commesso. La rieducazione della pena passa anche da qui: dai principi di certezza e di proporzionalità della condanna. Non dimentichiamolo, mai.

Avv. Elisabetta Aldrovandi

 

 

 

 

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