La presentazione del volume dedicato al patrimonio artistico marchigiano di croci dipinte su tavola dal XIII al XVIII Sec. da parte del curatore, è ulteriore occasione per ribadire come il patrimonio culturale locale può essere volano di promozione e sviluppo per il territorio stesso.
Un viaggio nell’arte pittorica sacra declinata nella realizzazione di grandi croci lignee dipinte realizzate a cavallo tra i secoli XIII e XVIII e dislocate in altrettanti luoghi delle Marche fra chiese e musei; un viaggio che consente di “riscoprire” 45 opere dell’ingegno e dell’arte a servizio della spiritualità e della devozione in un percorso intrigante che unisce Storia, Cultura, Territorio e rappresenta, allo stesso tempo, il primo tentativo di catalogazione con criteri scientifici di queste opere.
È il viaggio proposto nel volume: “Croci dipinte nelle Marche. Capolavori di arte e di spiritualità dal XIII al XVII secolo” a cura di Maria Giannatiempo Lopez e Giovanni Venturi (edizioni: Il lavoro editoriale), che martedì 8 febbraio, a partire dalle ore 21.00 su piattaforma Eclub2072 sarà oggetto di una presentazione da parte del curatore, Giovanni Venturi, nell’ambito degli appuntamenti: “Un caffè con l’Arte” promossi dal Distretto 2072 Italia Rotary.
L’idea di questo volume nasce dalla volontà dell’autore di contribuire alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico non solo del Montefeltro, sua terra natale, ma anche dell’intero territorio marchigiano.
Un patrimonio artistico che, nel caso specifico delle croci dipinte su tavola, rappresenta una straordinaria testimonianza della fede locale che, malgrado la pregevole fattura e le spesso, singole, notevoli dimensioni, è rimasta per lungo tempo confinata all’interno di monasteri, chiese, piccoli musei quale corredo decorativo senza per questo assurgere alla dignità di una ricerca specifica; una catalogazione o una vera e propria mostra tematica.
Ma sotteso al volume non v’è solo l’obiettivo di far conoscere un fenomeno pittorico caratteristico del territorio marchigiano, che per naturale vicinanza con l’Umbria, sin dal Duecento, ha vissuto la prima diffusione del francescanesimo con la conseguente moltiplicazione di luoghi di preghiera e devozione ed il conseguente fiorire di un ampio mercato della committenza locale.
Qui si intende anche raccontare un fenomeno che, anche dal punto di vista artistico riflette la “pluralità” della regione con l’assenza di uno stile e di una scuola predominanti per estrinsecarsi in una molteplicità di visioni, iconografie e influssi che, per osmosi, sono derivati dai territori limitrofi.
Non solo, a partire dalla catalogazione e censimento delle varie opere si è inteso arricchire il tesoro di conoscenze con altrettante utili informazioni sui luoghi ospitanti, senza, per questo, nascondere una finalità anche promozionale dei luoghi stessi.
Del resto, l’ultimo decennio ha visto mutare considerevolmente l’approccio del turismo secondo una logica più slow, più attenta alla scoperta dei piccoli borghi e dei loro tesori nascosti, più legata all’esperienza del territorio da “assaggiare” e “gustare” in tutte le sue molteplici e diversamente “golose” componenti.
In questo senso, gli stimoli dell’arte, della storia e della cultura si sono manifestati come ottimi spunti per un invito al viaggio per i turisti del terzo millennio, oltre che uno straordinario volano per lo sviluppo e la promozione di iniziative volte alla valorizzazione del territorio, dell’ambiente, del paesaggio rurale e urbano.