Esistono diverse discipline all’interno del mondo della zoologia, ognuna delle quali si occupa di studiare una parte del mondo animale. Quella più controversa e meno conosciuta è la Criptozoologia, la “Scienza degli animali nascosti” termine coniato da uno dei suoi maggiori esponenti, lo zoologo belga Bernard Heuvelmans (1916-2001). Questa disciplina si occupa di animali “nascosti” ovvero ancora sconosciuti alla scienza ma ben conosciuti dalle popolazioni locali oppure specie ritenute estinte di cui si hanno ancora testimonianze e osservazioni. Il metodo criptozoologico prevede la raccolta e la valutazione di queste testimonianze e una successiva indagine per raccogliere prove concrete: un mix di scienza e investigazione.
Alcune specie scoperte nei secoli scorsi in effetti erano già conosciute dalle popolazioni locali, come il Panda gigante in Cina (1890) o l’Okapi in Africa (1901); il Celacanto invece, ritenuto estinto dal Cretaceo fu riscoperto ancora esistente nel 1938 ma era ben conosciuto dai pescatori locali. Secondo Heuvelmans se si fosse usato il metodo criptozoologico alcune specie sarebbero potute essere scoperte molto tempo prima.
I problemi della ricerca criptozooogica sono numerosi, in primis la difficoltà nel valutare le prove circostanziali, come le testimonianze delle popolazioni locali, a volte poco attendibili e spesso riferibili a mitologie e folklore locale più che a creature realmente esistenti.
Nonostante Heuvelmans abbia tentato di dare alla disciplina un taglio il più scientifico possibile, molti sedicenti studiosi inseriscono elementi ufologici e sovrannaturali, mentre altri realizzano appositamente prove fasulle per dare credito alle proprie teorie (come capita spesso per il Mostro di Loch Ness); questo ancora oggi rende la criptozoologia una pseudoscienza vista con sospetto all’interno del mondo accademico.
Daniele Capello
Per approfondire: https://www.criptozoo.com/criptozoologia/definizione