Si è parlato a lungo dell’effetto stagionale che l’estate avrebbe avuto sul nuovo coronavirus e, in effetti, in estate il contagio è stato molto limitato. Ma lo è stato solo grazie alle misure di contenimento, visto che è durato poco, oppure anche per altri motivi?
A dare la risposta a questa domanda è uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Environmental Research and Public Health ed effettuato grazie alla collaborazione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), della Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli Federico II, dal Dipartimento Ambiente della Regione Puglia e New York University e dall”Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iriss).
E la risposta è: Sì. il rapporto tra terapie intensive e casi di coronavirus e il rapporto tra decessi e casi di coronavirus, ad inizio agosto era 20 volte inferiore che ad inizio aprile.
A quanto dichiarato da Lorenzo de Natale, dell’Università di Napoli Federico Secondo, il calo estivo ci sarebbe stato, come dimostrato dallo studio, e sarebbe merito di due fattori:
“L’effetto fortemente sterilizzante dei raggi solari ultravioletti sul virus e la nota stagionalità della risposta immunitaria, che in estate è più efficace e meno infiammatoria. Nella fase grave, Covid-19 si comporta essenzialmente come una malattia auto-immune, in cui i danni maggiori agli organi bersaglio, in primis i polmoni, sono generati dalla risposta infiammatoria del sistema immunitario nota come tempesta di citochine […] La marcata stagionalità della pandemia, dimostrata per l’Italia, sembra comune agli altri paesi europei e potrebbe spiegare la letalità molto bassa riscontrata in paesi caldi e soleggiati, anche in presenza di condizioni igieniche e sistemi sanitari peggiori che nei paesi nord-occidentali“
Domenico Attianese