Viste le aperture del 4 maggio, del 18 maggio e del 3 giugno, in molti sembrano essere tornati alla vita di prima, di prima del covid 19. Sembrano essersi dimenticati quello che è successo, quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere a causa del coronavirus se le misure non restano ancora elevate e non restiamo all’erta. Un pericolo, quello di abbassare la guardia, del quale si è reso conto anche il direttore dello Spallanzani.
Giuseppe Ippolito, infatti, ha fatto un appello per sottolineare che l’emergenza non è ancora finita. E l’ha fatto in diretta televisiva, su Rai 3, durante la trasmissione “Agorà” :
“L’emergenza non è finita, il virus continua a circolare. Il ricordo dei morti deve essere sempre nei nostri cuori. Non è il momento di polemizzare, in ogni cosa detta c’è un pezzetto di verità, ma le informazioni vanno lette nel loro complesso.”
Continua, poi, avvertendo anche di rimanere vigili dal punto di vista della giustizia, anche visti gli episodi che sono già accaduti e che stanno accadendo:
“Dobbiamo vigilare perché questa operazione di ricostruzione della sanità, per la quale potremo avere tanti fondi, non si trasformi in un meccanismo terribile dove possano esserci ruberie e chi se ne approfitta: le emergenze sono il posto migliore perché la gente si arricchisca [Illegalmente, NDR]”
Infine, un appello anche ai cittadini da parte del direttore dello Spallanzani, un appello al senso civico e al ruolo di controllori:
“I cittadini devono garantirsi che non ci siano più ospedali senza personale: cacciamo fuori i raccomandati e, se possibile, cacciamo anche fuori la politica dalla sanità. Ridefiniamo un nuovo modello di servizio sanitario: o lo facciamo adesso o non lo faremo più, ci vorranno altre due generazioni.”
Le sue parole saranno ascoltate o saranno al vento?
Domenico Attianese