Nel momento in cui arriva il conto al ristorante spesso si osserva la voce coperto come servizio aggiuntivo da pagare.
Eppure il nome coperto ha una antica origine molto curiosa.
All’estero in alcuni stati vi è l’abitudine di corrispondere una mancia ai camerieri, o una percentuale in aggiunta al conto stesso. In Italia vi è il coperto.
L’usanza di pagare il coperto risale al tardo Medioevo, quando al “ristorante” le persone potevano consumare anche cibo portato da casa.
L’usanza di pagare un compenso per i servizi che si ricevono a tavola risale al tardo Medioevo, prima ancora che nascessero i ristoranti come li conosciamo oggi.
Nell’Europa dell’epoca, i viandanti si fermavano per rifocillarsi nelle taverne lungo le strade, dove, in cambio di una piccola quota, potevano anche mangiare i propri “pasti al sacco” su tavoli apparecchiati con cucchiai e tovaglioli.
In epoca rinascimentale questa usanza iniziò a essere chiamata “coperto”, termine proveniente dalle grandi corti del tempo, dove aveva preso piede l’abitudine di piegare i tovaglioli in fogge ornamentali, tali da “coprire” le posate presenti a tavola.
Il compenso fatto pagare dalle taverne era appunto dovuto all’utilizzo di questi strumenti e l’usanza del coperto si mantenne poi con la nascita dei primi ristoranti, rimanendo viva fino ai giorni nostri.
Oggigiorno molti locali ricorrono al loro coperto, e non certo perché è previsto il solo usufruire del servizio coperto per consumare proprie cibanze, ma in aggiunta al costo del menu stesso.
Di Marino Ceci