Il mondo si trova di fronte a una delle crisi più urgenti e pressanti mai vissute: il cambiamento climatico. L’anno 2023 ha già evidenziato eventi climatici estremi senza precedenti, segnalando l’urgente necessità di affrontare questa sfida globale.
La COP28, la 28ª Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, che si sta svolgendo a Dubai, con conclusione il prossimo 12 dicembre, rappresenta un’importante opportunità. Questo summit rientra nell’ambito della convenzione internazionale sui cambiamenti climatici (UNFCCC, United Nations Framework Convention on Climate Change) e riveste un ruolo cruciale nel cercare soluzioni e impegni concreti per affrontare la crisi ambientale.
Come si arriva alla COP28
Secondo uno studio condotto da Ipsos in 31 Paesi, il 57% della popolazione mondiale dichiara di aver già subito impatti diretti del cambiamento climatico. La carenza di informazioni diffuse dai governi (59%) e dalle aziende (61%) sulle sfide climatiche è una preoccupazione diffusa, alimentando dubbi sulla reale comprensione e consapevolezza dell’argomento da parte dei media e delle istituzioni.
L’aumento della frequenza e della gravità degli eventi meteorologici estremi ha colpito diverse regioni del mondo in modo differenziato. Paesi come Messico, Brasile e Turchia riportano impatti significativamente elevati (81%, 79%, 79%), mentre Regno Unito e Svezia mostrano percentuali inferiori (34%, 24%). Per esempio l’Italia, colpita da temperature record e alluvioni, riporta che due persone su tre si sentono personalmente impattate dal cambiamento climatico.
A livello globale, solo il 36% degli intervistati crede che il proprio governo stia compiendo sforzi significativi per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico. Anche la fiducia nelle azioni delle imprese è bassa (32%), con accuse di greenwashing (utilizzo di dichiarazioni ambientali senza azioni concrete) diffuse a livello internazionale (71%) e in Italia (68%).
La sfida della COP28: focus su tre principali tematiche
Riduzione dell’uso dei combustibili fossili: si cercherà di ottenere un impegno a chiudere entro il 2050 le centrali elettriche alimentate con carbone, petrolio e gas non dotate di tecnologie per la cattura e il sequestro di anidride carbonica (CCS). Questo potrebbe incontrare resistenze da parte dei paesi in via di sviluppo.
Si valuteranno gli effetti delle politiche climatiche fino ad oggi. I risultati indicano che gli sforzi attuali non sono sufficienti per mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5 °C rispetto all’epoca preindustriale, obiettivo dell’Accordo di Parigi. Si cerca quindi un accordo per istituire un fondo di compensazione per i paesi più esposti agli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia, non mancano gli ostacoli, infatti ci sono divergenze su chi debba contribuire, i criteri di ammissione e il ruolo della Banca Mondiale come intermediaria.
Le COP sono complesse e spesso non producono risultati tangibili. L’aspettativa della COP28 è di progredire nei negoziati sulla riduzione dei combustibili fossili e sull’istituzione di un fondo di compensazione. Tuttavia, le divergenze tra paesi sviluppati e in via di sviluppo potrebbero limitare gli accordi raggiunti.
Intanto si fa sentire l’appello dell’Onu che chiede di puntare a intensificare gli sforzi per interrompere il ciclo di riscaldamento planetario. La presenza di inviati speciali per il clima dagli Stati Uniti e dalla Cina potrebbe giocare un ruolo significativo nel delineare gli esiti della COP28.
Riccardo Pallotta©