Anno scolastico 2023 – 2024
by Bruno Cimino
Si dice “La scuola è finita” oppure “E’ finito l’anno scolastico?” Dipende. Sono due prospettive differenti che, tuttavia, si possono, mettere a specchio e riconoscere come risultati che hanno il medesimo significato.
Un unico pensiero che esprime le difficoltà in cui versa il sistema scolastico italiano, a tutti i livelli.
Potremmo partire ricordando il 6 e 18 politico, ma tralasciamo e prendiamo oggi due tra gli argomenti maggiormente trattati dalle cronache giornalistiche che in questi giorni puntano il dito (per far ridere?) sugli strafalcioni e poi sugli “accessi agli atti” preludio di ricorsi se il/la figlio/a non ha ricevuto il voto da lui/lei ritenuto giusto, e non importa se non ha studiato per niente durante l’anno, “perché – dicono gli psicologi spesso con la benedizione dei presidi, – se gli date dei voti bassi è un atto discriminante e demotivante”.
Riportiamo, né più né meno e senza commenti, qualcosa di quanto segnalato dagli stessi insegnanti, addebitato agli esaminandi nelle scorse prove d’esame e riportato da TV e giornali: “Stretto di Gargamella”, “il New Deal di Winston Churchill”, “i barilla del ventennio”, “Pirandello ha creato un’opera dal titolo Uno Nessuno e centocinquantamila”, “la Divina Commedia scritta da Giuseppe Garibaldi”, “Giovanni Pascoli era un pittore”, “Liliana Segre deportata perché di colore”, “Mattarella? Mai sentito nominare”; “D’Annunzio è un estetista”; “Mussolini era comunista”.
E per concludere, nel commentare il canto XXX del Purgatorio quando Virgilio smette di guidare Dante e scompare (simboleggiando così l’impossibilità della ragione umana di poter percorrere l’itinerario del paradiso divino, viaggio garantito soltanto dalla teologia impersonata da Beatrice, il sommo poeta scrive: “
Ma Virgilio n’avea lasciati scemi/di sé …
L’interpretazione dello studente è la seguente: “Virgilio lascia Dante come uno scemo”.
Bene, anzi male, malissimo. Ma come si è arrivati a tal punto? Chi e in base a quale criterio si è stabilito che avendo tanti 4 e 5 e qualche sufficienza che faccia media si è promossi anche se a scuola si tirano le sedie o si prendono a calci gli insegnati, o si è assenti per mesi o si fanno video che riprendono atti di bullismo che rimangono impuniti? Cosa ha determinato la legittimità da parte dei genitori di mettere bocca sul lavoro degli insegnanti? Quale norma stabilisce che se uno studente che non ha avuto alcuna interrogazione durante l’anno debba prendere un voto adeguato a essere promosso e se questo non succede il genitore, con una bella faccia tosta, chieda l’accesso agli atti? E come si spiegano le centinaia di certificazioni che riconoscono disturbi e Bisogni educativi speciali, spesso lasciapassare davanti ai quali gli insegnanti restano impotenti?
Leggete, ad esempio, su Orizzonte Scuola del 3 luglio 2024 “Docenti in fuga, stritolati dalla burocrazia, da genitori sempre aggressivi e ragazzi ancor più fragili. Una testimonianza… Molti di loro, nonostante anni di dedizione e impegno, stanno decidendo di anticipare la pensione, anche se non sempre conviene economicamente, perché non riescono più a far fronte alle sfide quotidiane della professione”.
Da qualche anno sui palcoscenici teatrali italiani si esibisce un insegnante con uno spettacolo autoprodotto. Questo docente si è rivelato attore di teatro straordinario, un eroe sociale, il cui scopo è quello di rappresentare, con aneddoti ed esperienze personali, nelle quali molti colleghi spettatori si riconoscono, la vergognosa situazione che vige nelle scuole e deturpa la nostra cultura classica.
Ciononostante nulla cambia, anzi tutto peggiora, poiché il nozionismo si fa verbo al punto che non c’è differenza tra uno studente preparato con un altro ignorante, entrambi, piaccia o no, saranno promossi. Complimenti!