Le notizie giunte dagli Stati Uniti, appena concluse le festività natalizie e del nuovo anno 2021, sono, se non proprio aberranti, utili per significative riflessioni.
Come oggi conosciamo il mondo, per quello che ci è dato vedere e conoscere, il dualismo ricchezza e povertà, ossia potere e sottomissione, è stabilito (i metodi sono discutibili) dalle potenti nazioni capitaliste e imperialiste. Le altre si barcamenano nel tentativo di imitarle e i loro rappresentanti, ossia quelli del popolo sovrano (si fa per dire), per non perdere il proprio orticello in parte si alternano, in parte si avvicendano, in parte si improvvisano, e creano danni.
La prima riflessione, seguendo le cronache che giungono da oltre oceano, mira a interpretare quale significato oggi si voglia dare al nome democrazia.
Una lecita riflessione, questa, che necessita essere scevra da ogni preconcetto sociale e da ogni appartenenza militante a ideologie politiche e anche religiose, una riflessione, quindi, che escluderebbe gli addetti ai lavori. Altrimenti equivarrebbe a chiedere all’oste com’è il vino.
Tra le persone o le categorie che possono permettersi un’opinione, la meno dipendente dal “sistema” è quella dei liberi pensatori, purtroppo una vecchia razza quasi in estinzione.
Attingere al verbo del libero pensiero ci permette di considerare che quando una potenza politica da tanti anni si erge a difensore della pace mondiale, sia economica che sociale, non è in grado di difendere la propria, allora non c’è che una verità, ossia che si tratti di voler imporre la propria egemonia. E se di questo si tratta, gli autori che la detengono e la attuano, hanno gli anni contati, non necessariamente perché eliminati da una guerra, ma dal sorgere di nuove ideologie, comunque sempre effimere fintanto che durano certi sistemi di vita popolare. Non per questo il libero pensatore esclude che qualche pazzo apra la “sconsiderata valigetta”.
Eppure c’è stato un tempo, nell’antichità, in cui chi deteneva un certo dominio sul mondo, era, diciamo, almeno “probo e capace” anche dialetticamente, di far durare, ad esempio, il proprio senato per ben 1883 anni. Una garanzia che apriva al desiderio di ricercare nelle polis le forme migliori per attuare un’uguaglianza da tramandare ai posteri.
Quella a cui stiamo assistendo, invece, è la rissa tra le classi più potenti che istigano le guerre tra i poveri.
Tutto porta, dunque, al benessere personale a discapito dei più deboli?
Nell’attesa del nuovo rapporto Oxfam, è nota a tutti la disuguaglianza mondiale che c’è tra la specie umana distinta in aree geografiche, razza, sesso, religione e capacità militari e commerciali. Gli ultimi dati, senza entrare nei dettagli, indicavano che nel 2019 l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva più del doppio della ricchezza netta posseduta da 7,5 miliardi di persone.
I 2.153 super miliardari, che abbiamo il dispiacere di conteggiare, il cui potere economico si consolida sempre di più, detenevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, stiamo parlando del 60% circa della popolazione globale, tra queste il 46% continua a vivere con poco più di 5 dollari al giorno.
I dossier che rilevano una tale indecente disparità dovrebbero far rabbrividire e allarmare le coscienze dei benestanti (ma ce l’hanno?).
Tuttavia, al di là di ogni personale opinione, è certo che questa realtà mette in discussione il progresso e la civiltà, anzi peggio: genera malumori che esplodono in molto preoccupanti focolai da non sottovalutare.
Ironia della vita è che, intanto, chi si agita sotto i riflettori sono proprio coloro che hanno la pancia piena e il conto in banca ben protetto.
Bruno Cimino