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COME RICONOSCERE LE ETICHETTE INGANNEVOLI

Il nuovo rapporto del Beuc, l’organizzazione europea dei consumatori, fotografa i modi in cui le etichette ingannevoli sui produtti alimentari inducono in errore i consumatori. La ricerca condotta dalle associazioni di dieci Paesi Ue (Altroconsumo per l’Italia) focalizza l’attenzione su tre modalità che rappresentano la punta dell’iceberg della situazione.

La prima riguarda i prodotti industriali etichettati come “tradizionali”, “artigianali”, “naturali” o che richiamano la “ricetta della nonna” che possono far pensare a produzioni minori realizzate da imprese artigianali qualificate. Spesso, però, dietro queste parole scelte in modo sapiente dagli uffici marketing ci sono alimenti industriali ricchi di coloranti, additivi e altri ingredienti, che i consumatori sarebbero sorpresi di trovare in un prodotto “artigianale”.

Al secondo posto troviamo etichette di alimenti e bevande con belle fotografie di frutti che fanno pensare a prodotti salutari. Nella realtà in molti vasetti si trovano minime quantità di frutta, abbinata a sapienti aromi, mescolata ad altri ingredienti meno salutari. Di fronte a precise contestazioni alcuni produttori sostengono che le immagini sono usate per caratterizzare il gusto del prodotto e non per evidenziare la presenza della frutta.

Il Beuc sottolinea come questo atteggiamento sia in contrasto con le aspettative dei consumatori, convinti di una correlazione diretta fra immagini sulle confezioni e ingredienti presenti all’interno del prodotto. Le scelte alimentari sane dovrebbero essere facili, afferma il rapporto, sottolineando come  le immagini ingannevoli della frutta possono ingannare i consumatori.

Il Beuc chiede che venga definito un contenuto minimo di cereali integrali per poter definire un prodotto “integrale”

La terza categoria riguarda i prodotti “integrali” che registrano negli ultimi anni un crescente successo. Purtroppo, pane, cereali, pasta o biscotti etichettati in questo modo si rivelano un po’ meno salutari quando si esamina il contenuto di fibre riportato in caratteri piccoli sul retro della confezione. In Italia, Spagna e Olanda, ad esempio, il pane integrale deve usare il 100% di farina integrale, ma questo non vale in tutta Europa.

Il problema delle etichette ingannevoli deriva dalla mancanza di norme Ue puntuai e precise  sulle modalità  per utilizzare alcuni termini o immagini. Per questo motivo il Beuc chiede che vengano stabilite  definizioni comuni, a livello europeo, su termini come: “tradizionale”, “artigianale” o “naturale”. Il Beuc chiede che siano fissati livelli minimi sulla presenza di cereali integrali quando si  evidenzia la parola sull’etichetta come pure un contenuto minimo di frutta per i prodotti che la pubblicizzano sulla parte anteriore della confezione.

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