Se pensate che le piramidi siano state costruite da schiavi che tiravano enormi blocchi di pietra, legati con corde, sotto lo sguardo di truci capisquadra, vi sbagliate: primo, perché in Egitto non esisteva la figura dello schiavo e secondo, perché i blocchi delle piramidi non erano pesanti parecchie tonnellate e non vennero trasportati usando rampe.
Certo, costruire una piramide non era semplice: richiedeva molti anni di lavoro, un esercito di lavoratori e consumava gran parte delle risorse del paese.
Per prima cosa, gli architetti reali discutevano col committente le particolarità che questi desiderava per la sua tomba; una volta stabilite tutte le specifiche si iniziava a lavorare sui progetti.
Costruire una struttura, che avrebbe impegnato la maggior parte delle risorse del paese per decenni, richiedeva che tutto fosse organizzato prima di iniziare.
Per pianificare questo tipo di costruzioni si usavano planimetrie e modellini e poi, si effettuavano i calcoli del numero di blocchi di pietra e delle persone che sarebbero state necessarie per portare a termine la costruzione.
Contemporaneamente, i tecnici si aggiravano per Menfi alla ricerca di un luogo dove posizionare il complesso funerario del re, del quale la piramide era solo una parte.
Il luogo aveva un unico requisito da rispettare: doveva trovarsi sulla riva sinistra del Nilo, ad ovest, dove il sole tramontava e dove gli Egizi collocavano l’aldilà.
Soddisfatto questo requisito, si prendevano in considerazione altre questioni: verificare se il terreno avesse consistenza sufficiente per reggere il peso di tali blocchi di pietra; la prossimità di un luogo adatto da cui estrarre la pietra necessaria.
Una volta apprese le dimensioni finali delle costruzioni, partivano i lavori nella cava e mentre i blocchi venivano estratti, il sito era approntato per ricevere la piramide ed i suoi edifici annessi.
Benedetta Giovannetti