Dal dolore più nero e più cupo riuscire ad uscire trovando la forza per andare avanti, riscoprendo la propria fede. Per un genitore perdere una figlia in tenerissima età, a nove anni, è un dolore allucinante che brucia fino nel profondo del proprio animo. Un’apparente ingiustizia che può portare quasi alla pazzia.
“Io e mia moglie dovevamo finire in manicomio, ma grazie a Chiara e alla ritrovata fede in Gesù Cristo siamo riusciti, nelle mille difficoltà e depressioni, a superare la perdita della nostra “Frù frù. Tutto ebbe inizio nell’agosto del 2009 – spiega Franco Felicita – quando mi accorsi che Chiara di rientro da una lezione di pattinaggio non camminava bene e, tra le altre cose, aveva serie difficoltà nel deglutire. Preoccupato ci recammo in ospedale dove Chiara fu sottoposta a vari prelievi di sangue, accertamenti neurologici, elettroencefalogramma e risonanza magnetica. Io percepii qualcosa perché la risposta delle analisi tardava ad arrivare. Lavoro in camera operatoria da una vita e i miei colleghi non volevano dirmi il triste destino che attendeva mia figlia: neoplasia del tronco encefalico con una prognosi di vita di soli due mesi. In quel momento ci crollò il mondo addosso! Non sto qui a dirvi cosa abbiamo provato. E’ atroce, è un dolore che non ha una dimensione e tanto meno una profondità. Durante il ricovero in ospedale tantissime sono state le persone che, venute a conoscenza della grave malattia, hanno portato in dono a Chiara giochi e denaro, sorrisi, preghiere, speranza per una sua immediata guarigione. Interpellati vari ospedali, anche di fuori regione, si raggiunse un accordo con il nosocomio Gemelli di Roma perché in noi c’era la speranza che Chiara potesse guarire. In quei lunghi attimi di sofferenza mi ritiravo spesso nella preghiera che indirizzavo alla Madonna alla quale rivolsi queste testuali parole: prova a prendere Chiara tra le tue braccia, stringila al tuo petto, lasciati accarezzare e baciare e proverai una sensazione bellissima, come quella di quando ti lasciavi accarezzare e baciare da tuo figlio, Gesù bambino. I giorni purtroppo passavano veloci senza trovare una soluzione. Chiara, però, era una bambina dolcissima. Non si lamentava mai, anzi la sua preoccupazione era per gli altri e per noi genitori. Figuratevi che non potrò mai dimenticare l’ultimo Natale con Chiara quando disse sussurrando in un orecchio Mamma tu e papà perdonatemi se vi ho rovinato il santo Natale, mamma perché sono così piccola e ho così grande dolore? La sua preoccupazione principale non era quella di morire, ma di lasciare i suoi genitori da soli. Una sola volta la forza di Chiara ha vacillato quando insieme stavamo ascoltando alla radio la canzone di Renato Zero intitolata “I migliori anni”. Chiara mi chiese Papà quando arriveranno i miei migliori anni? Ebbi la forza di voltarmi di ingoiare le lacrime e di dirle, vedrai che arriveranno presto anche per te. Molteplici sono stati gli episodi che ci hanno fatto comprendere sia la grandezza di Gesù e della Madonna sia la grande spiritualità di Chiara – rimarca papà Franco -, ma ne vorrei raccontare uno. Durante la nostra visita a Lourdes Chiara subì una paralisi al lato sinistro del corpo. Nonostante tutto la sera mentre rientravamo in albergo Chiara cantava sorridente alcune canzoni del repertorio folcloristico di Campobasso e l’Ave Maria. Un fiore delicato reciso troppo presto che dal paradiso ci protegge e veglia su tutti noi”. Anche se il viaggio di Chiara nel mondo degli uomini è stato breve ma intenso non poteva finire solo con la disperazione. “Durante la malattia di mia figlia ho raccolto una serie di appunti, per così dire, di viaggio nei quali ho trascritto sensazioni, momenti felici e dolorosi. La stessa Chiara dall’aldilà mi ha detto di fare qualcosa per aiutare tutti i bambini in difficoltà. Così decisi di pubblicare in una sorta di diario questi appunti di viaggio e le frasi di Chiara più toccanti. Grazie all’aiuto di tante persone sono riuscito a far stampare ben mille copie del diario che sto cercando di vendere in diversi punti della città. Lo scopo è quello di donare l’intero ricavato del libro all’equipe medica molisana che ogni anno si reca in Etiopia per dare una concreta mano alla popolazione locale ed in particolar modo ai bambini. Proprio per il mio lavoro ho conosciuto i medici e gli infermieri che fanno parte di questa meravigliosa squadra e allora ho compreso, Chiara voleva che aiutassi questi medici per far arrivare il suo amore fino in Africa. Ora sto cercando persone di buon cuore che mi possano aiutare sia nella distribuzione sia nella vendita del diario di Chiara affinché questo piccolo angelo di Dio possa proteggere i bambini che stanno vivendo un momento difficile della propria vita terrena”.
Stefano Venditti