Nei giorni scorsi alcuni astronomi hanno notato nell’atmosfera del pianeta Venere, qualche gocciolina di acido solforico corrosivo, potrebbe essere un segno di possibile vita su uno degli oggetti più luminosi nel cielo notturno.
“Questa è una scoperta sorprendente e improvvisa”, ha detto Sara Seager, scienziata planetaria presso il Massachusetts Institute of Technology e autrice degli articoli (uno pubblicati su Nature Astronomy e sulla rivista Astrobiology). “Sicuramente alimenterà ulteriori ricerche sulle possibilità di vita nell’atmosfera di Venere”.
Interessante pensare che per decenni gli scienziati hanno cercato segni di vita altrove, di solito guardando verso l’esterno su Marte e più recentemente su Europa, Encelado e altre lune ghiacciate dei pianeti giganti.
“Sappiamo che si tratta di una scoperta straordinaria”, ha detto Clara Sousa-Silva, astrofisica molecolare presso l’Università di Harvard la cui ricerca si è concentrata sulla fosfina.
L’unica fonte possibile delle tracce presenti sull’atmosfera del pianeta di questa sostanza, secondo gran parte degli scienziati, può essere solo qualche forma di vita.
Alcuni ricercatori mettono in dubbio questa ipotesi e suggeriscono invece che il gas potrebbe derivare da processi atmosferici o geologici inspiegabili, come avviene per esempio su Giove e Saturno, ma le dimensioni di Venere sarebbero troppo piccole per consentire la stessa produzione. Ma la scoperta incoraggerà anche alcuni scienziati planetari a chiedersi se l’ umanità ha trascurato un pianeta che potrebbe essere molto più simile al nostro di molti altri studiati in passato.
Spesso chiamata gemella della Terra, Venere ha all’incirca la stessa massa della Terra. Molti scienziati pensano che Venere una volta fosse ricoperta d’acqua e possedesse un’atmosfera in cui la vita come la conosciamo sarebbe potuta fiorire. Quando invece la Terra non era così ospitale per quelli come noi. C’era vita qui allora, persino un’intera biosfera che non sopravvisse nell’ambiente ricco di ossigeno che in seguito si sviluppò. E proprio come la Terra nel tempo è diventata una casa per meduse, felci, dinosauri e Homo sapiens, Venere si è trasformata in un inferno.
Per questo risulta difficile studiare il pianeta, dato che qualsiasi sonda finora inviata vicina alla sua superficie si fonde in pochi secondi. Infatti i più recenti dati che abbiamo sono quelli captati e registrati dalla sonda giapponese Akatsuki del 2016 che gli resta comunque a notevole distanza.
Jim Bridenstine, l’amministratore della NASA, ha risposto alla scoperta su Twitter, dicendo:
“È ora di dare la priorità a Venere”.
Trovare forme di vite aliene sul pianeta più vicino a noi potrebbe davvero essere rivoluzionario.
Riccardo Pallotta