Le Berte sono un gruppo di uccelli strettamente legati all’ambiente marino. Hanno abitudini pelagiche, cioè vivono per lo più in mare aperto e si avvicinano alla terraferma solo per nidificare, in genere su piccole isole. Le Berte appartengono all’Ordine dei Procellariformi come gli Albatros che sono molto simili ma vivono nell’emisfero australe e i piccoli Uccelli delle tempeste. In Italia sono segnalate finora 11 specie di cui la maggior parte rare accidentali e solo 2 nidificanti: la Berta maggiore e la Berta minore.
Simili ai gabbiani si differenziano per le ali più lunghe e affusolate, per il becco più robusto e “bulboso” e il tipo di volo, generalmente più planato e con poche battute.
La Berta maggiore (Calonectris diomedea) è la specie più grande nidificante nel Mediterraneo. Ha un legame stretto con la mitologia greca: il suo nome scientifico è ispirato a Diomede, eroe omerico della Guerra di Troia. Come racconta lo storico greco Strabone, Diomede morì in Italia, nelle isole Tremiti in Puglia, che sono perciò chiamate isole diomedee. La dea Afrodite, per compassione, trasformò i suoi uomini, disperati per la perdita, in uccelli marini: le diomedee, come vengono chiamate le berte localmente, perchè facessero la guardia alla sua tomba e ne piangessero la morte. Il canto delle berte infatti è particolare: viene emesso dall’intera colonia, di notte, sulle isole dove nidificano e somiglia a un disperato pianto lamentoso: da qui la leggenda. Alcuni studiosi ipotizzano che anche il canto delle sirene, che nell’antichità erano considerate metà donne e metà uccelli, fosse ispirato alle berte.
Le berte non hanno nemici naturali ma l’introduzione dei ratti sulle piccole isole dove nidificano, può distruggere l’intera colonia: con un recente programma di eradicazione a Montecristo, nel 2012, l’isola è stata derattizzata e le ultime stagioni riproduttive delle Berte minori (Puffinus yelkouan), presenti sull’isola toscana, sono state un successo.
Daniele Capello