Al 70° Festival della Canzone Italiana, a mio avviso condotto positivamente da Amadeus, nonostante le poche buone canzoni e più di un cantante dalla voce molto discutibile (in cui brani non rappresentano certamente la tradizione musicale italiana), tra i super pagati ospiti ecco, nella serata del 13 febbraio, Roberto Benigni che ci propone un monologo sul Cantico dei Cantici, innalzandolo a icona della nobile letteratura erotica.
Letteratura? No, Benigni ne ha tratto spunto per fare spettacolo e non c’era certamente bisogno di un palcoscenico canoro per scoprire che il testo è un inno al desiderio d’amore “ma non di erotismo fine a se stesso”.
L’attore comico (o cosa?) ha fatto passare un messaggio dove prevale il godimento della carne, anche se in qualche passaggio ha cercato di avvalorare il contrario.
Peccato che l’attore italiano del pluripremiato film La vita è bella si è voluto misurare con uno dei testi più discussi dagli studiosi di tutti i tempi! L’impeto di trovare il feeling con lo spettatore usando il tema del sesso, in questo caso, è stato un flop poiché il suo punto di vista ha maggiormente evidenziato un contenuto di desiderio-sesso ecumenico. Un messaggio così trasmesso difficilmente può essere accettato come una gradita interpretazione popolare.
Poco o nulla si conosce sull’origine di questo testo, del suo vero significato, se è un sogno o una metafora; e chi può dire che la cronaca di questi due novelli sposi altro non è che la scrittura nata dalla fantasia di un ardito narratore.
Non è mai stato mai provato, ad oggi, se l’autore sia stato, come alcuni sostengono re Salomone, e non è neanche certa la data di stesura, pare (siamo sul si dice) che sia stato composto dopo il IV secolo a.C. e probabilmente inserito nella Bibbia quasi cento anni dopo la nascita di Cristo da un’assemblea di rabbini ebrei farisei col Concilio di Jamnia
(Jamnia era la città che ospitava una scuola giudeo-farisaica). Sempreché questo concilio si sia veramente svolto.
Comunque, nell’oceano dei dubbi dove da tempi remoti navigano studiosi di tutto il mondo, il testo in questione è di grande rispetto, e lo stesso sapiente Rabbi Achivà (Akiva ben Joseph, nato e vissuto a Cesarea nel 50 d.C. e morto all’età di 85 anni) disse che «Il mondo intero non vale il giorno in cui il Cantico fu dato a Israele, perché tutte le scritture sono sante, ma Il Cantico dei Cantici è santissimo».
Ma concludiamo sulla partecipazione di Roberto Benigni a questa edizione anno 2020 del Festival di Sanremo, il cui compenso, leggiamo, si aggira sui 300 mila euro: questa cifra corrisponde alla performance e al risultato ottenuto? Sono in arrivo milioni di differenti opinioni.
Bruno Cimino