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Lavoro & Economia

‘Bandiera città dell’olio’ alla Camera di Commercio di Bari

Il riconoscimento alla Camera di Commercio di Bari per ufficializzare l’adesione dell’ente camerale barese all’’Associazione nazionale città dell’olio’

‘Bandiera città dell’olio’ è il riconoscimento assegnato alla Camera di Commercio di Bari. La cerimonia di consegna si è svolta giovedì 21 novembre 2024, presso la sala della giunta della Camera di Commercio di Bari. È stata l’occasione per ufficializzare l’adesione dell’ente camerale barese, in qualità di socio, all’“Associazione nazionale città dell’olio”. Conviene ricordare che l’Associazione nazionale riunisce i Comuni, le Province, le Camere di Commercio, i GAL e i Parchi, nei territori dove si producono oli che documentano l’adeguata tradizione olivicola connessa a valori di carattere ambientale, storico, culturale e/o rientranti in una Denominazione di Origine. Tra i principali obiettivi dell’Associazione c’è quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità; di tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo; di diffondere la storia dell’olivicoltura; di garantire il consumatore attraverso la valorizzazione delle denominazioni di origine. Con Luciana Di Bisceglie, presidente della Camera di Commercio di Bari e dell’Unioncamere Puglia, entriamo nel dettaglio per conoscere ruolo e contesto internazionale dell’olio nella Puglia. 

Che ruolo assume l’olio nell’economia pugliese?

«Un ruolo più che rilevante. In termini di quantità, qualità di prodotto e di valore aggiunto. In Puglia vantiamo produzioni di eccellenza, con primati proprio nell’olio extravergine di oliva. Siamo la terra dell’olio, quello buono: il più elevato numero di aziende agricole pugliesi è concentrato nell’olivicoltura. Al III trimestre 2024 sono più di 17mila aziende che gravitano intorno all’olio. Escludendo il commercio e la logistica, che aprirebbero fronti ancor più ampi, parliamo di 16.787 imprese agricole dedite alla “Coltivazione di frutti oleosi” e 536 frantoi che, nella classificazione ATECO, compaiono come “Produzione di olio di oliva da olive prevalentemente non di produzione propria”. Secondo INPS, trovano lavoro oltre 19mila persone (17.796 nel primo gruppo, 1.767 nel secondo). La pianta dell’olivo, inoltre, caratterizza il nostro paesaggio agricolo, costituendo il tratto distintivo. In quest’ottica i processi di qualità sono importantissimi: occorrono a fare leva sulla riconoscibilità del territorio e sulle sue tipicità, soprattutto quelle di maggior rilievo ed eccellenze che possono fare da traino alle altre produzioni». 

Come si sviluppa l’agricoltura nella regione?

«Con le politiche ad hoc e dunque con la programmazione. Monitorando i risultati e agendo sui punti di forza, cercando di smussare quelli di debolezza. Siamo parte integrante dell’UE e di un mercato sempre più globalizzato soggetto a scossoni di vario genere: guerre, anche di dazi, crisi energetica, cambiamenti climatici. Personalmente posso dare il punto di vista dell’istituzione che rappresento che promuove gli interessi generali di tutte le imprese del territorio e dunque anche di quelle agricole. E lo fa nel massimo raccordo con le altre istituzioni locali e le associazioni di categoria. Ѐ da tempo che l’agricoltura non è più solo lavorazione dei campi. Parliamo di più di 74mila aziende e oltre 98mila addetti in Puglia e rispetto alle medie nazionali, con una presenza più marcata: il 19,7% del totale delle imprese, contro l’11,4% del Paese. Ѐ un settore sempre piò connesso, oltre che alla trasformazione dei prodotti, anche all’accoglienza turistica, al commercio e all’artigianato: lo abbiamo visto durante il G7. Dall’agricoltura è scaturita una potente ed efficace narrazione della nostra regione e delle sue peculiarità». 

Ѐ un settore storicamente e solidamente connesso alla tradizione, ma che altresì guarda all’innovazione. 

«Oggi la tecnologia digitale applicata all’agricoltura è un importante fattore abilitante. Mi riferisco alla robotica, all’intelligenza artificiale, che garantiscono miglioramenti nella qualità, nella produttività e nella sicurezza delle colture. L’agricoltura 4.0 vive nell’ottica della salvaguardia ambientale, della riduzione degli input energetici e dell’incremento della sicurezza e qualità degli alimenti. Stiamo facendo i conti con il riscaldamento climatico che costerà all’Italia una perdita di PIL equivalente a due o tre Piani nazionali di ripresa e resilienza. Tutti siamo in sofferenza, l’agricoltura ha le ferite più evidenti, come la Xylella. E dunque: cambiamenti climatici, gestione dell’acqua, CO2, ricambio generazionale, aumento dei prezzi. Sono solo alcune delle problematiche più sentite dal settore agricolo e che tutti insieme dobbiamo cercare di risolvere. La salvaguardia del suolo è necessaria per fronteggiare l’attuale cambiamento climatico e garantire la sicurezza alimentare. Al netto di tutto questo, direi che nelle politiche ad hoc sono strategici i marchi, come anche i processi di certificazione per scongiurare l’uso improprio della denominazione, la concorrenza sleale e la contraffazione dei prodotti ma allo stesso tempo la ricerca e l’innovazione per abbracciare logiche di sostenibilità». 

Quale attività di tipo amministrativo svolge la Camera di Commercio di Bari per olio d’oliva?

«L’ente è attualmente impegnato nella semplificazione dei procedimenti amministrativi e nella riduzione dei tempi relativi alle attività di controllo ispettivo annuale e di inserimento nel Sistema di Certificazione. Questa attività viene sviluppata anche in collaborazione con l’Azienda Speciale Samer, che è il nostro laboratorio chimico – merceologico, un altro importante anello della nostra catena di servizi alle imprese. Senza dimenticare il ruolo dell’A.M.E.D.O.O. (Associazione Meridionale Estimatori e Degustatori dell’Olio d’Oliva). Questa Camera di Commercio, infatti, già nel 1992 aveva compreso l’importante ruolo dell’olivicoltura nell’economia del territorio, fondando l’associazione suddetta, tuttora operativa, con l’obiettivo di formare una nuova figura professionale, quella dell’assaggiatore di oli di oliva vergini, e di promuovere e valorizzare l’olio pugliese di qualità».

Nel contesto internazionale che importanza assume l’olio pugliese?

«La valorizzazione dei prodotti tipici mediterranei, fra cui l’olio d’oliva, è un’importante strategia di sviluppo territoriale e di promozione dei sistemi agro-alimentari locali e a quelli connessi, per dare alle nostre imprese agricole nuova vitalità che potrebbe tradursi in nuova occupazione e maggiore ricchezza. Ѐ un prodotto cartolina, testimonial di qualità ma anche di contesti, di paesaggi e quindi di accoglienza e di turismo. Le esportazioni dell’olio italiano sono aumentare del 64% rispetto allo scorso anno, come quelle dell’uva da tavola del 45%, e su queste cifre molto hanno inciso olio e uva pugliesi. L’export pugliese in generale è aumentato in tutti i principali mercati: USA +39%, Spagna +15%, Francia +9%. Fra le sorprese, la Turchia, che praticamente raddoppia il dato del 2018, arrivando a oltre mezzo miliardo di euro per valore di merce pugliese importata, ma anche l’Austria (+70%), la Polonia (+61%) e l’Albania (+24%). Ѐ importante però che i nostri prodotti, prima ancora che in Italia e all’estero, siano conosciuti e apprezzati dalla gente della nostra terra. Bisogna che ci crediamo davvero tutti, istituzioni, imprenditori e consumatori, perché solo questo “patto fiduciario” aiuterà le nostre produzioni a sostenere sfide internazionali davvero grandi, in nome e per conto della qualità. E noi, rappresentati di istituzioni, dobbiamo impegnarci al massimo affinché ci sia più conoscenza possibile sui marchi di qualità e, attraverso progetti specifici, i prodotti abbiano la massima riconoscibilità e diffusione».

Francesco Fravolini

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