L’assistenza per la violenza di genere corre su un’unica linea europea
Il 25 Novembre segna una data storica, quella in cui si celebra la giornata internazionale per la battaglia
contro la violenza sulle donne. Giusto un giorno prima, è apparsa una dichiarazione significativa sulla
pagina della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Citando testualmente sta scritto che
“l’Unione Europea istituisce un numero di assistenza telefonica a livello di Unione e incita a mettere fine alla violenza
contro le donne in tutto il mondo”. Il numero in questione finalizzato a dare assistenza telefonica alle donne, vittime di
violenza, è il seguente: 116016. Un unico numero dunque armonizzato all’interno di tutto il contesto europeo.
Proseguendo nella lettura, vengono riportati dei dati piuttosto allarmanti. Stando infatti all’ultimo sondaggio
dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali, il 62 per cento delle donne in Ue subisce molestie sessuali. “I fatti sono
sconvolgenti – è lo stesso l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Josep Borrell a dichiarare – Nell’Unione
Europea e nel mondo, una donna su tre ha subìto violenze fisiche o sessuali. Ad oggi una bambina su cinque è vittima di
abusi sessuali. La violenza in rete è in aumento, una giovane su due è vittima di violenza di genere on-line”.
Un quadro a tinte fosche che può discendere da culture misogine, patriarcali e maschiliste che possono gettare in una
“non vita” le vittime di vessazioni e prevaricazioni. Per cui, conoscere l’esistenza di questo canale a cui le donne in
difficoltà possono rivolgersi per avere un primo supporto, costituisce indubbiamente il primo gradino di una serie. Il
prossimo passaggio sarà magari anche quello di armonizzare tutte le varie giurisdizioni nazionali all’interno
quantomeno dello spazio europeo.
Una notizia, questa, che è subito rimbalzata sugli organi di stampa nazionale dai quali si apprende che occorrerà ancora
un po’ di pazienza per l’operatività del servizio. Sembra infatti che, ad oggi, solo una parte degli Stati U.E. abbia fatto
richiesta di connessione dei propri numeri nazionali a questo armonizzato. La scadenza è fissata da qui a qualche mese e
ci si augura che arrivi un coro unanime da parte dell’intera platea di stati dell’Unione Europea. Parlare una “lingua
comune” con strumenti che operino in sinergia, al di là dei confini territoriali e delle culture diverse, sarà sicuramente
una leva propulsiva per compiere quanto necessario. E’ fondamentale quindi che si agisca alla radice di questo
fenomeno che non può più essere tollerato.
Di Maria Teresa Biscarini