La longevità di un individuo non dipende solo dai suoi geni, ma anche dall’ambiente nel quale vive. Secondo uno studio statunitense (della Washington State University’s Elson S. Floyd College of Medicine), le persone che vivono in realtà con vaste aree pedonali e all’interno di comunità “mixed-age” hanno maggiori possibilità di raggiungere quota cent’anni. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata “International Journal of Environmental Research and Public Health” e ha per campione i dati di mortalità dello stato di Washington negli Usa.
Gli studiosi hanno notato che nelle aree urbane a misura d’uomo e nelle piccole città un maggior numero di centenari. Lo studio ha messo anche in evidenza che le possibilità di una condurre una esistenza più longeva coincidono con uno stato socioeconomico più elevato. “I fattori sociali e ambientali contribuiscono in modo significativo alla longevità“, ha spiegato nell’articolo Rajan Bhardwaj, uno degli studenti di medicina della WSU , che ha lavorato al progetto.
Sino a oggi, anche in Italia, gran parte della ricerca sulla longevità è stata incentrata sul patrimonio genetico di una determinata popolazione. Lo studio della WSU ovviamente non esclude questo fattore, ma riduce l’importanza che sino ad oggi gli è stata attribuita. “I fattori ereditari incidono solo dal 20 al 35 per cento sulle possibilità di un individuo di raggiungere l’età centenaria”, ha spiegato un altro medico che ha curato lo studio.
A.C.