Vivere nei Condomini Solidali o in co-housing riduce le spese

Gli affitti di nuova generazione che cambiano la vita tra condòmini

Le formule condominiali di nuova generazione vanno sotto il nome di “condominio solidale” o “co-housing”. Ma in
cosa consiste questa solidarietà? Il cuore della nuova formula si concentra su un duplice ordine di motivi. In primis
questa formula innovativa di vita condominiale consente di abbattere alcuni costi che, a fine mese, possono pesare
molto sul budget familiare, specie nelle grandi città. Così, anziché rivolgersi a ditte esterne per le attività di ordinaria
manutenzione, quali pulizia delle parti comuni, taglio del verde, saranno gli stessi condomini a farsi carico delle varie
incombenze. Al contempo si possono anche notevolmente ridurre le fastidiose liti condominiali per via di una maggiore
vita di relazione tra i condòmini
A stimolare ancora di più l’attenzione verso questa forma di coabitazione, ha contribuito pure un post diventato virale
sui social. La notizia viene dalla grande Cina, dove delle giovani donne, amiche e colleghe di vita, hanno deciso di
acquistare insieme un immobile. L’intento dichiarato è di stabilirvisi una volta in là con gli anni, per tenere salda
l’amicizia e per invecchiare insieme. Ed infatti è proprio il concetto di solidarietà che sta anche alla base di chi va a
vivere in “co-housing”. Ma non tutti sono adatti per sperimentare queste nuove realtà di vita. Tra le caratteristiche
imprescindibili che le persone che decidono di vivere in “co-housing” devono avere, svetta il senso di fare squadra. Ed
infatti è frequente che i futuri condòmini solidali, costituiscono un iniziale gruppo promotore per il perseguimento di
interessi comuni.
Il potenziale target a cui i condomìni solidali si rivolgono, può essere molto eterogeneo. Si può quindi andare dai nuclei
familiari che già si conoscono, ai giovani alla loro prima esperienza fuori casa, fino agli studenti e persone fragili o
anziane. Ma come si fa ad incrociare le esigenze di persone affini? Le esperienze, fino ad oggi messe in campo, fanno
propendere per diverse basi di partenza. Vale a dire: cooperative edilizie o anche società cooperative di abitazione, o
semplici gruppi di cittadini uniti da comuni interessi.
Una realtà, quella del co-housing, importata dalla Scandinavia che comincia ad attecchire anche in Italia. Tra le regioni
capofila sicuramente: la Lombardia, il Piemonte, il Trentino, l’Emilia Romagna, la Toscana e da ultimo anche la
Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Giuridicamente parlando, questi nuovi modi di abitare presentano dei tratti in comune
con la multiproprietà, vista la turnazione nel godimento esclusivo di quote. Quanto poi agli spazi comuni, questi sono
molto più strutturati e funzionali rispetto ai comuni condomìni, proprio per favorire lo sviluppo della vita di relazione.
Di Maria Teresa Biscarini

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