Nuovo presidente del Cile è stato eletto Gabriel Boric, deputato trentacinquenne di centro-sinistra. Il prossimo primo marzo entrerà in carica, diventando il più giovane presidente nella storia del Cile. Dopo essere arrivato al ballottaggio in svantaggio, con l’ex deputato di estrema destra Jose Antonio Kast. Molti sono stati infatti gli osservatori e sondaggisti sorpresi dal risultato finale: 55,8% dei voti nei confronti del giovane Boric e record di votanti nella storia del Paese.
Una vittoria imprevista e anche importante per il futuro del Cile. Infatti il neo-presidente ha subito espresso la sua ferma volontà di unificare il Paese da sempre spaccato. Specialmente dopo le proteste contro le élite politiche e le disuguaglianze crescenti del 2019. Un orientamento nettamente differente dal cinquantacinquenne sfidante che più volte si è dichiarato nostalgico del dittatore Augusto Pinochet e contrario ai diritti LGBTQ, oltre che agli immigrati.
Molti analisti di tutta l’Americana Latina si chiedevano se anche il Cile avrebbe subito un destino simile a quello del Brasile. Ovvero, essere guidato da un’estrema polarizzazione e instabilità politica e una stagnazione economica che nel 2013 portarono all’ascesa dell’attuale presidente populista di destra Jair Bolsonaro.
Seppur il Cile sembrava sulla stessa via del Brasile, alla fine è riuscito a virare in extremis, ovvero nel ballottaggio. Dopo che sono usciti gli esiti finali, Kast ha chiamato Boric per congratularsi con lui e pubblicato un messaggio molto conciliante sui social. Bisogna però precisare che seppure considerata come una delle più stabili democrazie dell’America Latina, il Cile ha vissuto dal 2019 accese proteste dalle quali ancora in molti si devono completamente riprendere. Esempio sono dei quartieri di Santiago distrutti.
Boric ha sottolineato l’importanza del ruolo dello Stato e la responsabilità fiscale. Nonostante molte difficoltà sicuramente il punto più arduo per il neo-presidente non sarà la politica economica, ma quella sociale. Un esempio sono i diritti degli omosessuali e l’aborto, argomenti a cui i conservatori potrebbero dare priorità e in cui la società cilena è da sempre molto conservatrice.
Ma coloro che hanno votato Boric dimostrano di essere una nuova generazione di elettori, sicuramente più progressisti dei precedenti. Lo testimonia la stessa figura di Gabriel Boric: proviene da una famiglia cattolica, si dichiara agnostico, la sua bandiera in campagna elettorale sono stati i diritti LGBTQ e vuole legalizzare l’aborto.
Vedremo come questa politica inciderà sul Cile e su tutto il Sud America e magari traccerà la via anche di altri Paesi latino-americani.
Riccardo Pallotta