C’è vita su Venere?

Un gruppo internazionale di astronomi[1] provenienti da Regno Unito, Stati Uniti e Giappone, e guidato dalla Prof.ssa Jane Greaves dell’Università di Cardiff, ha annunciato la scoperta nell’atmosfera del pianeta Venere di un gas composto da idrogeno e fosforo, associato agli organismi viventi. Facciamo riferimento alla rilevazione di molecole di fosfina, che potrebbe indicare questa vita aerea extra-terrestre. Il motivo per cui la fosfina è speciale è che senza vita è molto difficile produrre fosfina sui pianeti rocciosi. Sulla Terra la presenza di fosfina è dovuta al fatto che c’è vita. Venere, pur essendo definito gemello della Terra, presenta rispetto ad essa profonde differenze. Infatti, anche se data la vicinanza i due pianeti sono simili per dimensioni, massa e composizione rocciosa, lo stesso non può dirsi per altre circostanze. Mentre la Terra è un mondo abitabile di oceani e laghi temperati, e la maggior parte della fosfina in atmosfera è prodotta industrialmente o da microbi che prosperano in ambienti privi di ossigeno, la superficie bollente di Venere a 400 ° C presenta un’aria talmente soffocante da rendere gran parte della sua atmosfera inospitale, priva di sostanza nutritive e avvolta in un ambiente fortemente acido sfavorevole alla formazione di fosfina. 

Nello studio pubblicato su Nature Astronomy[2], i ricercatori non sono stati ancora in grado di chiarire le cause di questa presenza. Gli astronomi ipotizzavano da decenni che le nuvole alte su Venere offrissero una casa per i microbi liberi dalla superficie rovente, e in grado di tollerare un’acidità molto elevata. In una stretta fascia temperata all’interno dell’atmosfera di Venere, tra i 48 ei 60 chilometri sopra la superficie, le temperature sono inferiori (variano da 30 a 200 °C) e secondo gli scienziati questo strato dell’atmosfera poteva essere l’unico posto adatto alla vita. Ed è proprio in questa fascia che il team ha osservato i segnali di fosfina. Un membro del team, Clara Sousa Silva del Massachusetts Institute of Technology (USA), ha commentato: “La scoperta solleva molte domande, ad esempio come potrebbero sopravvivere gli organismi. Sulla Terra, alcuni microbi possono sopportare fino al 5% circa di acido nel loro ambiente, ma le nuvole di Venere, essendo fatte per il 90% di acido solforico pongono grossi problemi a tutti i microbi che cercano di sopravvivere lì”. Sulla base dei molti scenari presi in considerazione, si è concluso che non c’è alcuna spiegazione per la fosfina rilevata nelle nuvole di Venere, se non la presenza della vita. E saranno organismi viventi probabilmente molto diversi da quelli della Terra che a quelle condizioni non potrebbero vivere. La possibilità che la vita come la conosciamo si formi sulla superficie dell’attuale Venere, per i motivi anzidetti, è incredibilmente bassa. Tenendolo presente, sono state individuate alcune spiegazioni di ciò. La vita potrebbe essersi formata sulla superficie del pianeta quando le sue condizioni erano molto diverse da adesso, e in seguito ad un intenso cambiamento climatico, sarebbero sopravvissuti solo quei microbi tra le nuvole. Un’altra possibilità è che la vita nell’atmosfera di Venere provenga dalla Terra. È stato documentato che i pianeti del nostro sistema solare interno si scambiano materiali in passato, a seguito dello schianto di un meteorite. La terza spiegazione considerata è che una forma di vita veramente aliena e diversa da come la conosciamo, si sia formata sulla superficie di Venere e sopravvissuta lì fino ad oggi. Nonostante gli interrogativi ancora da risolvere, questa scoperta è interessante e fa fare un passo avanti nel mondo scientifico rispetto ad un interrogativo chiave che riguarda l’esistenza della vita oltre la Terra.

Carmellina Sessa


[1] Il team è composto da Jane S. Greaves (School of Physics & Astronomy, Cardiff University, UK [Cardiff]), Anita MS Richards (Jodrell Bank Centre for Astrophysics, The University of Manchester, UK), William Bains (Department of Earth, Atmospheric, and Planetary Sciences, Massachusetts Institute of Technology, USA [ MIT ]), Paul Rimmer (Department of Earth Sciences and Cavendish Astrophysics, University of Cambridge and MRC Laboratory of Molecular Biology, Cambridge, UK), Hideo Sagawa (Department of Astrophysics and Atmospheric Science, Kyoto Sangyo University, Japan), David L. Clements (Department of Physics, Imperial College London, Regno Unito [Imperial]), Sara Seager (MIT), Janusz J. Petkowski (MIT), Clara Sousa-Silva (MIT), Sukrit Ranjan (MIT), Emily Drabek-Maunder (Cardiff e Royal Observatory Greenwich, Londra, Regno Unito) , Helen J. Fraser (School of Physical Sciences, The Open University, Milton Keynes, Regno Unito), Annabel Cartwright (Cardiff), Ingo Mueller-Wodarg (Imperial), Zhuchang Zhan (MIT), Per Friberg (EAO/JCMT), Iain Coulson (EAO/JCMT), E’lisa Lee (EAO / JCMT) e Jim Hoge (EAO/JCMT).

[2] Riferimento: “Phosphine gas in the cloud deck of Venus”, 14 settembre 2020, Nature Astronomy
DOI: 10.1038 / s41550-020-1174-4.

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