Eibenthal è un villaggio di appena 250 abitanti della contea di Mehedinti, tra le montagne Banat in Romania. Tra le sue particolarità, oltre al fatto che si tratti di un caso di “isola linguistica” della minoranza ceca nel Paese, spicca per la totale assenza di furti.
Qualche mese fa, questo villaggio è stato preso d’assalto della stampa internazionale per questo curioso motivo. Nella cittadina infatti non si trova una stazione di polizia e le persone della zona sono tendenzialmente pacifiche e rispettose l’una dell’altra, con un tasso di criminalità che è praticamente nullo, quindi inferiore alla media nazionale.
Dagli anni ’90, quando chiuse l’unico panettiere del villaggio, gli abitanti dovevano aspettare diversi giorni per l’arrivo del fattorino che portava il pane dalla località più vicina, ad oltre 20 km di distanza.
Per ovviare al problema, qualcuno pensò di lasciare in strada i soldi con un biglietto con l’ordine per il fattorino. In sostanza l’idea si basava sul fatto che i concittadini non si sarebbero rubati a vicenda e qualsiasi malintenzionato che fosse passato in quella zona, non avrebbe trovato poi granché da intascare.
“L’auto che consegna il pane arriva ogni due giorni e compro 4-5 pagnotte. Metto l’importo esatto nella borsa o lascio una nota con quante pagnotte voglio e l’autista lascia il resto” racconta un residente di Eibenthal “non abbiamo mai avuto problemi di nessun tipo, e non ho mai sentito parlare di soldi o di pane mancanti”.
Ma quella del pane sembra essere solo un esempio della cultura del rispetto reciproco nel villaggio, dato che anche il sacerdote che da oltre 13 anni vive nel paesino, sostiene che non ci sono furti nel villaggio, per esempio lascia il suo garage pieno di cose utili aperto giorno e notte e in tutti questi anni non ha mai sentito parlare di alcun furto.
Un piccolo puntino sul globo, un villaggio utopico, eppure una speranza e un esempio che potrebbe, forse essere imitato anche da città più grandi e popolose, dato che la cultura del rispetto non dipende dai numeri, ma dall’educazione delle persone.
Riccardo Pallotta