Villa Imperiale, nata dalla perfezione della natura e dell’architettura

La villa è conosciuta con l’appellativo Imperiale, ma non è legata a nessun imperatore sebbene qualsiasi regnante avrebbe avuto il piacere di abitarla. Nascosta nella folta vegetazione del Monte San Bartolo, che è parco protetto con rupi che cadono a picco sul mare, è uno scrigno invisibile che si apre agli occhi del visitatore come una scatola magica senza fine per la quantità di dettagli di cui è composta.

È scavata nella parete del monte e con il suo scendere a valle plasma terrazzi, cortili e giardini che raggiungono i quattro piani. Un esempio eccezionale di eleganza rinascimentale che si fonde con l’ambiente selvaggio del San Bartolo. 

La costruzione iniziò nella seconda metà del Quattrocento su commissione di Alessandro Sforza e la tradizione vuole che l’imperatore Federico III d’Asburgo pose la prima pietra mentre era ospite del Signore di Pesaro. Lo Sforza approntò la prima forma come dimora di campagna ben fortificata da possibili nemici e con un grande parco progettato secondo il gusto dei Giardini delle Delizie tanto di moda all’epoca per accogliere gli ospiti in piacevoli momenti di relax tra alberi e fiori.

Il vero autore della villa così come la si vede oggi fu, però, Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino, e soprattutto sua moglie Leonora Gonzaga che si dedicò all’ampliamento della residenza pesarese affidando i lavori a Gerolamo Genga da poco rientrato nella sua Urbino dopo molti successi a Roma. Leonora Gonzaga trasformò questa villa per regalare a suo marito un luogo di riposo dagli impegni e dalle battaglie, un intento scritto con lettere capitali dorate apposte lungo il cornicione che percorre l’edificio nuovo. 

Gerolamo Genga è l’architetto in forza alla corte urbinate dei della Rovere, ma è anche pittore e scenografo teatrale di formazione, due elementi fondamentali di questa villa che esce dalla collina, quasi dal suo ventre, per diventare palazzo monumentale. Ne nasce una struttura rettangolare con due lati che sbocciano dal colle e si uniscono ad una nuova facciata a valle, parallela a quella appoggiata al terreno dove sono disposti giardini pensili. Al centro di questo rettangolo rimane un armonioso porticato decorato da statue e geometriche aiuole di fiori.

L’entrata dall’alto è quella più suggestiva ed è anche quella voluta dal Genga: da un piccolo cancello che inframmezza il muro di recinzione si accede ad un perfetto giardino all’italiana composto da siepi e fiori che è un continuum con il bosco esterno del San Bartolo. 

I viottoli tra le aiuole, quasi un piccolo labirinto vegetale, conducono ad una grande terrazza che guarda verso Urbino, ma questo attraversamento svela la magia della costruzione: il giardino scompare, o meglio si apre in una voragine, mostrando dall’alto il cortile interno. Si scende per le scale ad un primo grande terrazzo che ospita aiuole e rampicanti e poi ancora giù fino al cortile da dove si accede alla villa percorrendo un elegantissimo portico fino alle sale con gli affreschi dei fratelli Dossi, Camillo Mantovano, Raffaellino dal Colle. Le stanze presentano gli araldi delle famiglie che si sono tramandate la villa: gli Sforza, i della Rovere, i Medici che la lasciarono poi in abbandono cedendola ai Gesuiti. Questi rimasero nella dimora rinascimentale fino alla fine del Settecento quando papa Pio VI la affidò alla famiglia Albani che ne promossero un’attenta risistemazione alla metà dell’Ottocento con i nuovi affreschi di Giuseppe Gennari. Altri momenti di difficoltà ci furono durante la II Guerra Mondiale ma il nuovo grande restauro concluso attorno agli anni Settanta del Novecento riuscì a salvare l’intera residenza e il suo parco.

Come in passato la Villa Imperiale è stata luogo di accoglienza di monarchi, intellettuali e artisti – qui hanno soggiornato nomi come Pietro Bembo, Torquato Tasso, Tiziano, Pietro Aretino – anche oggi è luogo di grandi eventi e spettacoli, matrimoni e serate di gala.

La Villa con il suo giardino è visitabile da maggio a settembre, il mercoledì pomeriggio e il sabato mattina su prenotazione. La visita completa, giardino e villa, richiede circa due ore. 

Per informazioni: https://www.villaimperialepesaro.com

Federica Candelaresi

Articoli simili

Storie di Natale

Il mercato d’arte… è comunque un mercato giusto?

Marisa Sannia, la raffinata poetessa del canto popolare