Via libera al Patto di Stabilità in Europarlamento: di cosa si tratta

Il nuovo Patto di stabilità è stato approvato dal Parlamento Europeo per fissare la disciplina di bilancio dei paesi Ue

Il nuovo Patto di stabilità è stato approvato ieri dal Parlamento europeo; solo tre eurodeputati italiani hanno votato a favore. Gli altri si sono astenuti o hanno votato contro. Per il commissario agli affari economici Gentiloni le nuove regole costituiscono invece un buon compromesso tra tutte le voci in campo.

Il nuovo Patto di stabilità, che sostituisce quello in vigore fino alla sua temporanea sospensione dovuta all’emergenza Covid, ha dunque superato l’ultimo scoglio rappresentato dal voto del Parlamento europeo. Esso è l’insieme delle regole che fissano la disciplina di bilancio propria dei paesi dell’Unione Europea per incrementare la convergenza dei conti pubblici.

Il testo è il risultato di una lunga e complessa gestazione e concede più tempo per il rientro dei disavanzi fino a 7 anni ai paesi fortemente indebitati tra cui figura l’Italia, impegnata in un programma di riforme e investimenti.

Vengono confermati per tutti i paesi dell’Unione Europea i parametri di Maastricht peraltro reintrodotti già a gennaio: il rapporto tra debito pubblico e pil non deve superare dunque il 60%, quello tra deficit e prodotto interno lordo deve rimanere entro il 3%.

L’Italia, come dichiarato da Gentiloni, ha davanti a sé una doppia sfida: attuare politiche di bilancio prudenti e al tempo stesso aumentare anche con le risorse del PNR gli investimenti pubblici per la crescita.

Il passo successivo per chiudere la procedura così avviata è quello del passaggio dinnanzi al Consiglio per l’approvazione dei vari provvedimenti che, una volta messi a punto entreranno in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Si prevede come termine ultimo il 20 settembre prossimo scadenza fissata per presentare il Piano nazionale.

Qual è l’obiettivo dei Piani nazionali? Essi serviranno a definire gli obiettivi di spesa dei vari Paesi aventi ad oggetto investimenti e riforme strutturali.
Ai paesi che hanno un debito superiore al 60% del Pil e un disavanzo superiore al 3% una traiettoria di riferimento della spesa che consenta di pervenire ad una riduzione del rapporto tra debito e pil del breve periodo. 

Manuela Margilio

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