A farne le spese sono soprattutto i più piccoli, nella convinzione che siano le dimensioni di un animale a farci ritenere che sembrino fragili, da proteggere, da coprire e, purtroppo, da usare a mò di bambolotto.
Diffusissima la moda del cane da borsetta, non perchè la propria casa sia troppo piccola, ma per altre ragioni più vicine all’egoismo umano che alla volontà di agire per il bene dei nostri animali.
Secondo molti esperti, vestire il proprio cane, ad esempio, è sbagliato. I cani sono infatti dotati di un proprio naturale abito: il pelo in tutte le sue variegate forme e colori. Vestirli vuol dire mortificarne la natura, costringerli ad adattarsi a forzature frutto di capricci dei loro padroni.
Vi sono cani che non sanno di avere un vero e proprio armadio di maglioncini, cuffiette e scarpine, che hanno perfino il profumo alla fragola e che molto probabilmente sono sul punto di parlare.
Il parere dei comportamentalisti non è sempre da trascurare, se la cura eccessiva dell’estetica del proprio cane rischia di compromettere la sua serenità. Tra le vittime accertate è stata stilata una classifica:
Al terzo posto i cani medio grandi a pelo corto, sia di razza che meticci. Il gusto di infiocchettarli sembra infatti rallentare i loro stessi movimenti, mantre la loro espressione si traduce in imbarazzo e senso di vergogna.
Al secondo posto, il barboncino e lo yorkshire, noti per l’ aspetto che suscita tenerezza e desiderio di protezione. Costretti a portare elastici e mollettine, fanno di tutto per liberarsene.
Al primo posto il pinscher e il chihuahua, che sembrano quasi nudi, tremolanti e diffidenti, tanto da doverli imbacuccare.
La mania di esibirli con giubbotti, pantaloni, gonnelle, cappelli e bandane, per molti rappresenterebbe una forma di violenza esercitata sugli animali.
Ci si augura allora che imparino a spogliarsi da soli e che riescano davvero ad umanizzarsi fino alla probabile ribellione alle loro mamme umane. Chissà cosa direbbero se imparassero davvero a parlare.
Eleonora Giovannini