Verginità: esiste davvero?

In una intervista con la dottoressa Silvia Gioffreda, medico che si occupa di salute e benessere sessuale da molti anni, attiva anche sui social media, si sfatano tanti luoghi comuni sulla sessualità.

Uno tra tutti la verginità, in particolare, quella femminile.

Poiché non c’è alcun modo per provare scientificamente se qualcuno è vergine oppure no, la verginità non esiste, è solo un costrutto sociale. Il termine “vergine” indica di solito chi non ha mai avuto esperienze sessuali in generale.

L’imene infatti, è una struttura che si trova a circa 1-2 cm all’interno della cavità vaginale, con tanti ripiegamenti che gli permettono di essere molto elastico e proprio per questo, favorire l’ingresso di pene/dita/sex toys senza rompersi.

Per i rapporti penetrativi in generale, l’imene può subire microlacerazioni, ma essendo un tessuto non molto vascolarizzato, è difficile che sanguini durante il primo rapporto sessuale.

Le microlacerazioni poi, guariscono da sole, senza lasciare traccia: ecco perché è impossibile distinguere tra un imene di chi ha avuto rapporti e quello di chi non ne ha avuti.

A quanto emerge dagli studi, l’imene può variare in forma, colore, dimensione e flessibilità, da donna a donna, in base all’età o ai livelli ormonali.

Bisogna sfatare il mito che sia normale sanguinare durante il primo rapporto sessuale. Basti pensare che tra il 40 e il 63% delle donne non ha avuto sanguinamenti durante il primo rapporto. Se il sanguinamento avviene, è difficile che sia per colpa dell’imene che si rompe, perché oltre a essere una struttura molto elastica, è anche povera di circolazione sanguigna, quindi sanguina poco ed è priva di terminazioni nervose, per cui non può essere responsabile del dolore della prima volta.

Studi fatti mettono in luce che l’imene non può essere indicativo di sessualità attiva o meno.

Come tutte le altre parti del corpo anche l’imene può rompersi; la maggior parte delle volte, però, succede durante i parti o le violenze sessuali.

Il sanguinamento e il dolore, invece, sono spesso dovuti a delle lacerazioni che il pene determina all’interno delle pareti vaginali. I sanguinamenti sono dovuti al fatto che, spesso, durante i primi rapporti, si saltano dei passaggi fondamentali che permettono alla vagina di prepararsi alla penetrazione. Ciò che quindi accade è che la vagina non è abbastanza lubrificata e dilatata e per questo, il pene può causare delle microlesioni alla parete vaginale stessa.

Eppure esiste un certificato di verginità, emesso in seguito al “test della verginità”, tuttora rilasciato in moltissimi Paesi del mondo (anche in Italia), per garantire la verginità di una persona.

Il test consiste nell’andare a esplorare con due dita la vagina della paziente. Il medico di turno andrà a verificare la presenza o meno dell’imene e soprattutto, la lassità delle pareti vaginali. Criteri questi non affidabili scientificamente, per determinare la verginità di una vulva, ma nonostante questo, i certificati sono ancora rilasciati, violando molti diritti umani delle donne.

La comunità scientifica e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ribadiscono che non ci sono metodi scientificamente attendibili per conoscere la vita sessuale di un’altra persona. E soprattutto, questi test per garantire la verginità di una persona sono da sfavorire, in quanto causano traumi e violano i diritti di chi è sottoposto a tali pratiche, come se una persona non potesse scegliere autonomamente con chi e quando fare sesso.

Dalle mutilazioni genitali femminili, alle leggi contro l’aborto sino ai test della verginità: sono infiniti i modi che si possono utilizzare per controllare la sessualità delle donne.

Spesso sono i padri che vogliono che la loro figlia arrivi pura al matrimonio, ma sono anche le madri che hanno paura che venga additata e derisa per le sue scelte. Questa sembra una storia di altri tempi, ma in realtà, esiste ancora chi mette fuori il lenzuolo sporco di sangue della prima notte di nozze.

Questo tabù ha un risvolto negativo nella prevenzione delle MST (Malattie Sessualmente Trasmissibili): infatti, tantissime adolescenti temono che, attraverso la visita ginecologica, la loro madre venga a sapere della loro eventuale vita sessuale. Così, le visite vengono rimandate all’età adulta, rischiando di ritardare: l’inizio di una corretta educazione sessuale; la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili; la diagnosi di molte patologie legate alla sfera genitale/sessuale.

Sono molti i pregiudizi che orbitano attorno alla libertà sessuale. Ancora oggi, una donna che vive liberamente la sua sessualità viene giudicata e additata.

Il sesso dovrebbe essere vissuto con maggiore naturalezza, come una delle tante esperienze che si acquisiscono nel corso della vita. Dovrebbe essere un’occasione per conoscere meglio il proprio corpo, per vivere appieno il proprio piacere e la propria libertà.

Una sessualità sana arricchisce le persone. La verginità non è un mazzo di chiavi: non si perde. Al contrario, come le chiavi, può aprire una porta per conoscersi meglio, se vissuta nella giusta maniera.

Marino Ceci

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