Ventinove anni fa ci lasciava Wanda Osiris

La Osiris, al secolo Anna Menzio, è stata la prima diva italiana dello spettacolo  

E’ stata la prima Diva italiana dello spettacolo, un mito che, dopo la morte, divenne leggenda. Ventinove anni fa (era l’ 11 novembre 1994), ci lasciava Wanda Osiris, una delle personalità più popolari del secolo scorso. La Osiris fu capace di influenzare la moda ed il costume di un periodo della nostra Italia che va dall’inizio del ventennio fascista fino agli anni cinquanta. Più di trent’anni sulla cresta dell’onda, tanto da diventare l’indiscussa “regina” del varietà. 

Nacque a Roma il 3 giugno 1905, il suo vero nome era Anna Menzio, il padre era palafreniere di Re Vittorio Emanule III. Da bambina i suoi la iscrivono ad un corso per imparare a suonare il violino, a 18 anni sente che la vita da “brava ragazza”, tutta casa e studio, non fa per lei. Decide di lasciare la famiglia e andare a Milano, per fare teatro, oppure per cantare, insomma, voleva entrare nel mondo dello spettacolo. Non era bellissima, aveva una dentatura pronunciata, sapeva cantare, ma la sua non era una voce eccezionale, sapeva ballare, ma le ballerine che allora andavano per la maggioire erano certamente più brave di lei. Anna però aveva il carisma e la personalità;  “io recitvano, ballavo e cantavo a modo mio, senza copiare da nessuna, forse è per questo che avevo successo”, disse negli anni settanta durante un’intervista di Maurizio Costanzo. Entra nella compagnia di Carlo Rota, sodalizio che si esibiva al Caffè-concerto Eden, di Largo Cairoli a Milano; Anna, malgrado la giovane età e l’inesperienza, dimostra subito di avere qualità espressive e carattere, tanto da diventare subito una personalità che doveva essere valorizzata. Doveva innanzitutto trovarsi un nome d’arte: prese spunto da Osiride,  il dio della religione dell’antico Egitto, e iniziò a chiamarsi Osiris, poi Wanda, perchè foneticamente suonava bene. Quando il regime fascista decise di picchiare più duro sull’italianizzazione di tutto ciò che riguardava la vita della gente, fu costretta a trasformare Osiris in Osiri e la W di Wanda si trasformò in V. Nel 1937 inizia la collaborazione con Erminio Macario, comico torinese considerato il “principe” del varietà. Loro figurano in “Piroscafo giallo”, una delle prime commedie musicali italiane. Poi è la volta di “Aria di festa”, successivamente di “Follie d’America”: in quest’ultima commedia Wanda Osiris per la prima volta scende le scale, gesto che diventerà l’emblema dei suoi spettacoli. C’è un’introduzione musicale, con le ballerine che scendono i gradini e si mettono da una parte, poi entrano i “boys”, gli aitanti ballerini che allungano le braccia verso la cima delle scale, da dove entra lei, Wandissima, con un mazzo di fiori in mano, truccatissima, dai capelli platinati, con un vestito sforzoso, lei che scendeva le scale con uno stile unico. Una volta da quelle scale ci cascò: “indossavo un abito  che pesava 62 Kg, il ballerino Riccardo Billi, senza volerlo, mise un piede sulla parte del vestito che scivolava a terra, io persi l’equilibrio e caddi rovinosamente per terra”. Un disastro? Macchè, Wanda era troppo autoironica per farsi smontare da certi incidenti, anche se in quell’occasione comunque qualche danno fisico (superabilissimo) se lo procurò. 

Ma quali furono i primissimi esordi di Anna, poi Osiris?: “a Milano, iniziai con piccole parti, ballavo e facevo qualche comparsa, poi l’avvocato Mattioli mi lanciò  con la canzone “Io cerco la Titina”, poi recitai con Totò e da lì la mia carriera entrò nel vivo”. 

Come “boys”, la Osiris ebbe artisti che hanno fatto la storia dello spettacolo italiano: Carlo Dapporto, Renato Raschel, Nino Manfredi, Raffele Pisu ed Elio Pandolfi. In un suo spettacolo fece il propio esordio anche Alberto Sordi: “Alberto voleva sempre scherzare, ma nel lavoro era serio e rigoroso”, confidò la Osiris.

Dopo la guerra entrò a far parte della compagnia di Garinei e Giovannini, con spettacoli di rivista che mandavano in visibilio il pubblico: alcune delle opere alle quali partcipò furono, “Si stava meglio domani” e “Domani è sempre domenica”. Negli anni cinquanta era la Diva di “Gran Baraonda”, “Made in Italy” e “La graduchessa e i camerieri”, tutte opere di rivista. 

Tra la fine degli anni cinquanta e i sessanta, la rivista e il varietà, così come li interpretava la Osiris, furono destinati a perdere consensi. Iniziavano ad andare di moda spettacoli che guardavano ai musical americani, in stile Broadway. Volendo italianizzare gli spettacoli degli Usa, nacquero le cosidette “Favole musicali”, un genere che in un certo senso metteva all’angolo gli spettacoli con lo stile pomposo che caratterizzava le performance di Wanda Osiris. 

Così la nostra artista dovette lasciare spazio ad altri generi e ad altre soubrette, del calibro di Delia Scala, Lauretta Masiero e Marisa del Frate. Ciò però non impedì alla nostra Wandissima di rimanere su livelli di popolarità altissimi, tanto che, ancora tra gli anni settanta e ottanta, furono molte le trasmissioni televisive che invitavano la Osiris come testimone di un modo di fare spettacolo sorpasssato, ma sempre affascinante e divertente. Oltre che alle innumerevoli opere di rivista e varietà, la nostra artista partecipò a sette film, diversi programmi Tv e radiofonici, incidendo vari singoli, come “”Tu musica divina”, “Vecchia canzone”, “Sentimental” e “Talmente uomo”. Quale fu per Wanda la canzone più bella che ha cantato? “Certamente “Ti parlerò d’amor”, un brano di Alfredo Bracchi, Ferruccio Martinelli e Giovanni D’Anzi”.        

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