Valle d’Aosta: la Natura per tutti sul tetto d’Europa

Terra di vette, foreste, castelli, la Valle d’Aosta colpisce l’immaginario per la varietà di ambienti montani e vallivi e per le peculiarità culturali e storiche che ne fanno una peculiarità nel territorio nazionale

di Alberto Piastrellini

Coronata dai quattro più imponenti massicci d’Europa: Monte Bianco, Monte Cervino, Monte Rosa e Massiccio del Gran Paradiso, la regione più piccola d’Italia che è anche la meno popolata, mostra un volto scavato dall’azione millenaria dei ghiacciai che ne hanno modellato ne fattezze; è la Valle d’Aosta, affascinante territorio di confine dove saperi, tradizioni e patrimoni diversi da sempre si incrociano e si compenetrano dando vita ad un eccezionale unicum socioculturale che si ritrova nella lingua, nell’architettura, nelle attività umane, nel modus vivendi; tutti fattori che in larga misura derivano dalla costante presenza delle montagne e delle loro vie di comunicazione.

VAL D’AOSTA TERRA DI PASSAGGIO E DI CONQUISTA
Da sempre, qui, la montagna non è un ostacolo, ma una sorta di membrana permeabile. Non lo è stato per i primi popoli che si insediarono nell’area già 4.000 anni prima di Cristo (testimonianze sono stati rinvenute nei siti archeologici di Saint-Pierre e presso le aree megalitiche di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta e del Piccolo San Bernardo); non lo è stato per i romani che qui fondarono Augusta Paetoria Salassorum (odierna Aosta) dopo la conquista dei Salassi che abitavano la zona.
Non lo è stato per i Goti, i Longobardi, i Franchi, per tutto l’Alto Medioevo, né per i Savoia e le truppe francesi di Napoleone in seguito.
Un flusso continuo di popoli e di culture nel quale la componente francoprovenzale è rimasta predominante e, non a caso, se l’italiano è la lingua più diffusa, il patoué valdotèn (varietà dialettale locale del francoprovenzale) è ampiamente diffuso, così come il walser è parlato a Issime, Gressoney-La-Trinité e Gressoney-Saint-Jean; mentre il francese è la lingua co-ufficiale della regione.
La necessità di controllare le vie d’accesso alle valli e ai passi montani così come di sorvegliare i confini e governare un territorio aspro e accidentato ha indotto la costruzione di molti castelli, casefortificate e torri (se ne contano oltre 70 su appena 3.263 Km² di superficie regionale), elementi caratteristici del paesaggio nonché apprezzate attrazioni turistiche come quello di Fénis di Issogne, di Verrès, il Forte di Bard e il castello di Saint-Pierre.

IL VALLE O IN VETTA DOVE REGNA LA NATURA
I complessi e i massicci montuosi (tutti sopra i 4.000 m) che coronano il territorio e ne hanno determinato la morfologia complessiva grazie all’azione attiva dei ghiacciai (molti di questi ridotti negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico) costituiscono un ambiente ricco dove le vette imbiancate fanno da quinta scenografica a cime minori impreziosite dai prati d’altura che segnano il limite delle foreste (larici, conifere, pini, abeti rossi…), mentre, più in basso, le valli risuonano del mormorìo di mille ruscelli e torrenti che alimentano le foreste di latifoglie, i pascoli, le vigne e i coltivi.
Gran parte del territorio valdostano (7 comuni) rientra nelle zone comprese nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (in comune con la Regione Piemonte: si veda a questo proposito l’articolo pubblicato alle pagg…..), mentre il più piccolo Parco regionale del Mont Avic (5.700 ettari) sorge nel territorio del comune di Champdepraz.
Inoltre, il sistema regionale a tutela della aree naturali protette conta 10 Riserve naturali: Côte de Gargantua, Lago di Lolair, Lago di Villa, Les Iles, Marais, Mont Mars, Montagnayes, Stagno di Holay, Stagno di Lozon e Tsatelet, piccoli scrigni per altrettanti ambienti caratteristici della montagna cui si aggiungono 19 siti della Rete ecologica Natura 2000 e 4 giardini botanici alpini. (Chanousia, al Colle del Piccolo San Bernardo; Saussurea alla stazione Pavillon dell’impianto Skyway Monte Bianco; Paradisia a Cogne; e il giardino di Castel Savoia a Gressoney-Saint-Jean).

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