Una famiglia nella violenza: la storia di rinascita di Maria Silvana

Queste le parole dure, affrante e al tempo stesso piene di fioriture, di germogli che sembrano voler spuntare da crepe di carne e sangue, quelle che possiamo leggere in questa poesia che sintetizza la storia di Maria Silvana.

In me!
Chi sono io…
Sono rena di duna
accompagnata lontano
da venti di voci
Chi sono io…
Sono scoglio ormai arso e fermo qui
in attesa di schiumosa onda
nella risacca di una memoria
Chi sono io…
Sono eco che si ripete
chiamando il suo nome e svanisco
scontrandomi su pareti di roccia
mai e mai oltrepassati
Chi sono io…
Sono buio di notte
che cerca una luce per potersi specchiare.

Ci troviamo in Sardegna, dove vive una famiglia numerosa, due sorelle e due fratelli, figli di una madre che soffre da sempre di depressione e che forse trasmette ai figli la precarietà che rende possibile questa vicenda incredibile e difficile da raccontare. Maria Silvana è la principale protagonista di una tristissima storia, a confermarcelo è il suo coraggio, la sua stessa capacità di uscire dalla brutalità degli eventi che hanno costellato la sua intera esistenza, non soltanto in merito alla malattia psicologica di sua madre, ma soprattutto alle conseguenze devastanti che fanno leva in maniera irreparabile sul fratello minore, Vittorio, a soli quindici anni tossicodipendente. Vittorio sembra uscirne, dopo alcuni anni, grazie anche all’amore di una ragazza che più in là però lo lascerà, gettandolo in uno sconforto che terminerà con un suicidio. L’approdo al suicidio si avvale di tre momenti: un’overdose, seguita dal taglio delle vene e subito dopo dal lancio da una torre. Dieci giorni di coma e poi il decesso. Ma a distruggere emotivamente Maria Silvana non è soltanto la perdita del fratello, bensì una costante violenza sessuale subita per anni dal fratello maggiore, del quale la stessa preferisce non venga scritto il nome. Lo stesso perpetra per anni tali violenza non soltanto verso di lei, ma anche nei confronti dell’ altra sorella e perfino  della madre. In tutto questo,  costringe Vittorio ad assistere a tali abusi e a farne parte utilizzando corde che servono per legare le vittime. Lo stesso Vittorio giunge alla tossicodipendenza sempre sollecitato dal fratello maggiore, quel fratello per lungo tempo odiato da Maria Silvana, la quale, con voce tremula ci rivela che anche lui viene trovato ucciso, probabilmente da altre persone che non lo avevano in simpatia. Il destino di Maria Silvana sembra tuttavia continuare ad accanirsi sulla sua esistenza, propinandole un marito anche lui tossicodipendente e violento, che la picchia ripetutamente e che lei stessa lascerà, denunciandolo senza naturalmente ottenere appoggi da parte dello Stato. Così, se Vittorio è rimasto risucchiato dalle brutalità del fratello maggiore, Maria Vittoria riesce in qualche maniera  a risalire dal baratro di questo susseguirsi di traumi, ad amare gli altri, ad amare se stessa. Ora ha cambiato città, vive in una mini fattoria, insieme ai suoi animali, a contatto con la natura e forse con un altro mondo più gentile, che accarezza le sue giornate.

Eleonora Giovannini

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