La Terra è un luogo acquoso, ma il 96,5% di tutta l’acqua presente si trova negli oceani sotto forma di acqua salata e non è quindi potabile per l’uomo. Solo il 3% è quella dolce e più di due terzi di questa è presente in forma solida nei ghiacciai. Questa è una delle cause del fatto che una persona su nove non ha accesso all’acqua potabile, ovvero oltre 785 milioni di persone. Purtroppo secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le persone in tutto il mondo a non avere accesso a servizi idrici sarebbero oltre 2,2 miliardi.
Come il nostro pianeta anche l’essere umano ha bisogno di acqua per vivere e secondo il World Economic Forum, la crisi idrica globale si colloca come il rischio numero quattro in termini di impatto sulla società.
Sono convinto che per noi è piuttosto difficile comprendere questa crisi a livello personale, dato che ci basta aprire un rubinetto per vedere acqua potabile fluire dal rubinetto, ma si tratta solo di un miraggio per miliardi di persone che vivono in altri continenti.
Una ONG (Organizzazione non governativa) sta cercando di porre rimedio.
GivePower sta installando tecnologie per l’energia solare che offrano servizi essenziali per le comunità in via di sviluppo bisognose. Il loro più recente progetto ha portato alla realizzazione di un sistema di desalinizzazione a energia solare per portare acqua pulita e sana alle persone di Kiunga, un villaggio rurale in Kenya.
Grazie a questa tecnologia, l’acqua salata dell’oceano diventerà ora una valida fonte d’acqua per le persone del villaggio. Il sistema è in grado di produrre circa 70 mila litri di acqua potabile ogni giorno, il che è sufficiente per un massimo di 35mila persone.
Il processo di desalinizzazione è un processo molto complesso e dispendioso, ma GivePower ha risolto con una nuova tecnologia chiamata “parchi acquatici solari”.
Il sistema utilizza pannelli solari che producono cinquanta chilowatt di energia che viene poi immagazzinata da due batterie Tesla ad alte prestazioni e utilizza due pompe dell’acqua che funzionano 24 ore al giorno. Inoltre la qualità dell’acqua che il sistema produce è migliore di quella di un tipico impianto di dissalazione e non produce i residui salini e le sostanze inquinanti che si creano di solito con il processo e che sono dannosi per gli animali e l’ambiente.
Prima dell’installazione del nuovo sistema, i 3.500 residenti di Kiunga dovevano viaggiare per un’ora per raggiungere la loro unica fonte d’acqua dolce: un pozzo che si trovava sullo stesso canale in cui gli animali si lavavano, quindi pieno di sostanze inquinanti e parassiti.
GivePower sta raccogliendo fondi per portare questa nuova tecnologia ovunque ce ne sia bisogno e forse un giorno l’acqua potrà divenire accessibile a tutti.
Riccardo Pallotta