Garantisce rapidità e precisione permettendo ai ricercatori di avere più tempo per pensare a soluzione creative.
L’intelligenza artificiale è sempre più all’avanguardia e il suo impiego inizia a divenire sempre maggiore nelle attività umane. Non stiamo parlando semplicemente di tecnologia, di strumenti e macchinari, ma di automi in grado di simulare complessi processi umani. Un esempio è in uso in Inghilterra, presso l’Università di Liverpool, dove è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori guidati dal professor Andrew Cooper un robot alto 1,75 metri e pesante 400 kg in grado di muoversi agilmente tra gli ambienti dei laboratori per la ricerca chimica. Ancora senza nome, il nuovo “scienziato” è in grado di valutare volta per volta oltre 98 milioni di possibili esperimenti per individuare quello più utile ai i fini della ricerca e metterlo in atto. Riesce a pesare solidi, dispensare liquidi, avviare una reazione e misurarne l’esito attraverso un complesso algoritmo che ne è alla base. Opera instancabilmente garantendo più rapidità, precisione ed efficienza di un normale ricercatore dovendosi fermare solo per breve tempo per ricaricare le batterie. Malgrado quanto si possa pensare non è stato creato per sostituire completamente l’uomo, la sua finalità è quella di fare le veci dei ricercatori nei compiti che è possibile fargli svolgere per permettere alle persone di avere più tempo per pensare a soluzioni creativi e originali nell’ambito della ricerca, eliminando così il lavoro di routine. Il robot scienziato lascia presagire, insieme ad altre “creature” a lui simili impiegate nei settori produttivi, una nuova era tecnologica segnata dall’uso dell’intelligenza artificiale nel lavoro e nella quotidianità.
Glenda Oddi