‘Umberto’ è il singolo di Sambiglion

Il brano, prodotto e distribuito dall’etichetta La Stanza Nascosta Records di Salvatore Papotto, che è anche co-arrangiatore del pezzo. La copertina del singolo è firmata da Luca Borchio, in arte Boba

‘Umberto’ è il singolo in uscita il 21 aprile 2023 su tutte le piattaforme digitali del cantautore vigevanese Ruben Caparrotta, in arte Sambiglion. Il brano, prodotto e distribuito dall’etichetta La Stanza Nascosta Records di Salvatore Papotto, che è anche co-arrangiatore del pezzo. La copertina del singolo è firmata da Luca Borchio, in arte Boba. Nel disco Sambiglion strizza l’occhio all’itpop di ultima generazione, senza abdicare alla sua anima cantautorale, con echi gaetaniani: il risultato è uno stream of consciousness dolente, tra distopia e mémoire familiare. La reiterazione suggestiva dello xilofono sembra scandire una ritualità amara e claustrofobica, adombrando una flebile promessa di redenzione. Con Sambiglion cerchiamo di conoscere il ruolo della musica e della famiglia nel futuro.

Quale messaggio vuoi lanciare con Umberto?

«”Avere una famiglia con dei figli, senza sentimento, è come andare in guerra e uccidere il nemico, ha poco senso”. Il messaggio è questo, se una famiglia non ha alla base l’amore e la voglia di amarsi, di scegliersi tutti i giorni, quella casa diventerà una trincea. Quando il matrimonio è dettato da convenzioni o diventa solo un modo per “sistemarsi” alla lunga può succedere quello che si vede nel videoclip della canzone e ahimè ancora oggi troppe volte succede».

Che ruolo svolge la musica in questo momento storico?

«Intendiamo la musica con parole, le canzoni. Da piccolo le canzoni che ascoltavo mi hanno formato: da Battisti, Battiato a nomi più moderni, Capossela, Silvestri, Jovanotti. Nella mia vita hanno avuto un ruolo importantissimo. Nelle loro canzoni, nei loro testi, spesso c’è la ricerca interiore: cercano di emozionare emozionandosi. Questo dovrebbe essere il ruolo della musica in ogni epoca e ogni epoca ha i suoi costumi, i suoi modi di dire, la sua tecnologia ed è giusto che la musica parli con il vocabolario che il suo utente finale può percepire, tenendo sempre conto che un vero capolavoro va oltre il concetto di tempo. Oggi un’altissima percentuale di musica che viene proposta dai media ha il ruolo di parlare alla pancia della massa, magari anche di temi importanti ma non spinge alla riflessione personale. Si cerca di dire questo è giusto e questo è sbagliato e ultimamente viene fuori anche dal look con cui gli artisti vanno in scena, fanno diventare “moda” qualcosa che dovrebbe essere personale. Per non parlare dei tormentoni, ma quelli giocano un altro campionato! Io cerco sempre di lasciare uno spiraglio di immaginazione e di introspezione nei miei testi, d’altronde sono in continua ricerca di chi sono».

Come immagini la famiglia nei prossimi anni?  

«Fortunatamente il taboo del matrimonio è stato abbattuto e questo, per me, è buono perché non obbliga più nessuno a stare insieme per tutta la vita, quindi, quando due persone si scelgono, dovrebbero farlo perché realmente è nell’interesse di entrambi costruire quell’isola felice dove è piacevole condividere la vita. Quindi spero che le nuove famiglie siano molto più consapevoli delle famiglie convenzionali del passato e che se decidano di mettere al mondo dei figli, usino quella consapevolezza e quella purezza che non può essere dettata né dalla convenienza né dall’orgoglio e nemmeno dall’egoismo. Ma i miei occhi non hanno tutta questa fiducia nell’uomo».

Francesco Fravolini

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