Uccio De Santis e il suo racconto

Intervistare un comico può essere divertente, ma soprattutto occasione per scoprire la persona che lo abita, che ci racconta di cosa anticipa una smorfia, un sorriso, un intrattenimento umoristico. L’emblematico pagliaccio piangente ci ricorda la tristezza che fa esistere il gioco e quanto sia la comicità parte integrante della tristezza. Anche l’ironia è il risultato di un percorso doloroso, che può perfino partire da un dramma e così giungere nella dimensione della risata. Vi sono comici che sono morti recitando,  a causa di un malore imprevisto e nessuno tra il pubblico se ne è accorto, poiché sovente accade proprio questo, che ci si immedesimi talmente tanto nella comicità di un bravo cabarettista, da non riuscire a distinguere la finzione dalla realtà. Capitò al comico inglese Eric Morecambe, o al mago  Tommy Cooper, crollato a terra mentre la folla acclamava ridendo e credendo che quel dramma  facesse parte dell’improvvisazione.  Succede poi che l’etichetta del  “quello fa ridere“, non permetta al comico di essere serio, nemmeno durante il  proprio quotidiano. Così, se far ridere è difficile, anche smettere di divertire è altrettanto faticoso. Uccio De Santis si è raccontato con  noi, rivelandoci anche il cammino tortuoso che lo ha portato al meritato successo.

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Eleonora Giovannini

 

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