Turismo, il fatturato a fine anno diminuisce di circa 400 milioni di euro

La previsione economica deriva da uno studio dell’Osservatorio di Assosistema Confindustria. L’occupazione perde circa 5.000 posti di lavoro. Il turismo è il settore più colpito e che uscirà più lentamente dagli effetti della pandemia. Servono, quindi, aiuti per le imprese fino alla fine della crisi.

Il turismo è un settore economico in forte crisi a causa dell’emergenza sanitaria del Coronavirus. Le ingegni perdite economiche coinvolgono gli occupati. A delineare la situazione sono i numeri dell’Osservatorio di Assosistema Confindustria dei volumi trattati dalle lavanderie industriali, operanti nel mercato alberghiero e della ristorazione nel mese di settembre 2020. Le cifre evidenziano in maniera chiara una crisi senza precedenti: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’attività di noleggio e sanificazione della biancheria e dei tessili ha registrato mediamente un – 45% per le strutture alberghiere e – 35% per quelle della ristorazione con previsioni per ottobre di un ulteriore contrazione del 10% rispetto a settembre. «Siamo molti vicini – dichiara Marco Marchetti, Presidente di Assosistema Confindustria – ai drastici cali del periodo febbraio–maggio. Questo trend negativo conferma le stime che a fine 2020 prevedono una perdita di fatturato di circa 400 milioni di euro e una riduzione dei posti di lavoro di circa 5.000 unità».

Focus economico
La situazione economica del turismo preoccupa perché c’è il rischio chiusura di molte imprese, costrette a ritirarsi dal mercato a causa della mancanza di fatturato. Conviene ricordare che il turismo coinvolge molti lavoratori senza dimenticare le imprese dell’indotto come alberghi, ristoranti, pub, B&B, bar, guide turistiche, trasporti tanto per citare le categorie più importanti. Sono urgenti provvedimenti adeguati con i quali superare il difficile momento storico, assicurando al turismo la sopravvivenza delle imprese fino a quando sarà terminata l’emergenza sanitaria del Coronavirus. «La maggior parte delle persone – commenta Chiara Veneri, architetto, ideatrice e project manager del brand Design Microricettivo – crede che ci troviamo difronte ad una situazione di emergenza, certamente grave, ma per la quale sia sufficiente prevedere questa o quella sovvenzione nell’attesa che tutto torni come prima. Personalmente ritengo più plausibile la visione di coloro che descrivono questo momento come unico nel suo genere, una opportunità di cambiamento esemplare affinché il turismo non debba più tornare come prima. La verità è che occorre concentrarsi sulle esigenze del turista e non limitarsi a tamponare la situazione emergenziale in cui inevitabilmente si trovano gli operatori. Il modello di sviluppo turistico che già conosciamo, come lo definisce il prof. Dall’Ara, è un modello della dissipazione: dissipazione delle risorse liberamente disponibili quali l’ambiente, la storia, i beni culturali, i centri storici. Tornare ai risultati inevitabili ed evidenti di quel tipo di modello sarebbe irresponsabile. Gli operatori e ognuna delle imprese che vi lavorano attorno possono dare un grande contributo in termini di valore in questo momento. L’unico modello di sviluppo del turismo post Covid dovrebbe fondarsi e focalizzarsi sul tema dell’accoglienza, come essenza stessa dell’esperienza turistica, come cura delle persone. Dedicare attenzione, progettualità e risorse a questo tema è necessario e non viene fatto, né a livello pubblico né privato. A questo proposito cito ancora il prof Dall’Ara che parla dell’estate 2020 come l’estate della crescita di una Italia tradizionalmente meno visibile rispetto a quella delle grandi città d’arte e delle destinazioni balneari, una Italia non scontata che è quella della campagna, delle valli, dei borghi. La definisce “la Terza Italia… quella della differenza, quell’Italia dove autenticità e identità sono più leggibili, assieme all’accoglienza. Questa Italia potrebbe oggi rappresentare la nuova frontiera del turismo e rispondere così alle aspettative dei nuovi viaggiatori, quelli che dopo il Covid pensano a come reinventare l’esperienza vacanza, e si aspettano proposte davvero nuove e sostenibili dove al centro ci siano le persone”».

Francesco Fravolini

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